Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/91

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inferno - canto xx 85

     Qui vive la pietá quand’è ben morta:
chi è piú scellerato che colui
30ch’al giudicio divin passion comporta?
     Drizza la testa, drizza, e vedi a cui
s’aperse, a li occhi de’ Teban, la terra;
33per ch’ei gridavan tutti: ‘ Dove rui,
     Anfiarao? perché lasci la guerra? ’
e non restò di minare a valle
36fino a Minòs che ciascheduno afferra.
     Mira c’ha fatto petto de le spalle:
perché volle veder troppo davante,
39di retro guarda e fa retroso calle.
     Vedi Tiresia, che mutò sembiante
quando di maschio femmina divenne,
42cangiandosi le membra tutte quante;
     e prima, poi, ribatter li convenne
li duo serpenti avvolti, con la verga,
45che riavesse le maschili penne.
     Aronta è quei ch’al ventre li s’atterga,
che ne’ monti di Luni, dove ronca
48lo Carrarese che di sotto alberga,
     ebbe tra’ bianchi marmi la spelonca
per sua dimora, onde a guardar le stelle
51e ’l mar non li era la veduta tronca.
     E quella che ricuopre le mammelle,
che tu non vedi, con le trecce sciolte,
54e ha di lá ogni pilosa pelle,
     Manto fu, che cercò per terre molte,
poscia si pose lá dove nacqu’io;
57onde un poco mi piace che m’ascolte.
     Poscia che ’l padre suo di vita uscío,
e venne serva la cittá di Baco,
60questa gran tempo per lo mondo gío.
     Suso in Italia bella giace un laco,
a piè de l’Alpe che serra Lamagna
63sovra Tiralli, c’ha nome Benaco.