Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/92

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86 la divina commedia

     Per mille fonti, credo, e piú si bagna
tra Garda e Val Camonica Apennino
66de l’acqua che nel detto laco stagna.
     Luogo è nel mezzo lá dove ’l Trentino
pastore e quel di Brescia e ’l Veronese
69segnar porría, se fesse quel cammino.
     Siede Peschiera, bello e forte arnese
da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi,
72ove la riva intorno piú discese.
     Ivi convien che tutto quanto caschi
ciò che ’n grembo a Benaco star non può,
75e fassi fiume giú per verdi paschi.
     Tosto che l’acqua a correr mette co,
non piú Benaco, ma Mencio si chiama
78fino a Governo, dove cade in Po.
     Non molto ha corso, ch’el trova una lama,
ne la qual si distende e la ’mpaluda;
81e suol di state talor esser grama.
     Quindi passando la vergine cruda
vide terra, nel mezzo del pantano,
84senza coltura e d’abitanti nuda:
     lí, per fuggire ogni consorzio umano,
ristette con suoi servi a far sue arti,
87e visse, e vi lasciò suo corpo vano.
     Li uomini poi che ’ntorno erano sparti
s’accolsero a quel luogo, ch’era forte
90per lo pantan ch’avea da tutte parti;
     fer la cittá sovra quell’ossa morte,
e per colei che ’l luogo prima elesse
93Mantua l’appellar senz’altra sorte.
     Giá fur le genti sue dentro piú spesse,
prima che la mattia da Casalodi
96da Pinamonte inganno ricevesse.
     Però t’assenno che se tu mai odi
originar la mia terra altrimenti,
99la veritá nulla menzogna frodi».