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84 DE VULGARI ELOQUENTIA.


sempre di tutto il genere umano, non deve farci meraviglia se ci si mostri più nobile, che qualsiasi altra congegnata per opera stessa dell’uomo. Cotal nobiltà inoltre procede dall’origine medesima del Linguaggio, cui la nobiltà resta perciò connaturata; ma invece nel Convito ricorre la voce nobile in significazione di perfetto: iv, 16. E quindi ponendo a riscontro il Latino grammaticale col nostro Volgare, l’Allighieri ravvisa e stabilisce, che questo è meno perfetto che il Latino, perchè è instabile e corruttibile, nè bene adatto a significare molti concetti, e pur seguace dell’uso. Il Latino, al contrario, è perpetuo, incorruttibile, assai più virtuoso nelle sue dizioni e artificiale: Conv., i, 5. Bastano queste semplici distinzioni a render vana una moltitudine di note e discorsi prodotti in siffatta materia, per sè chiara e definita.



Lin. 1. Non dico autem nostra, ut si aliam sit esse locutionem, quam hominis; come se sia, che ci fosse un’altra loquela, che quella dell’uomo, quasi cioè si dovesse ammettere una loquela, da quella dell’uomo all’infuori. La frase è del tutto scolastica, ma opportunamente il Corbinelli n’avverte che si ritrova anco nel Poema: Non si est dare primum motum esse: Par., xii, 100. Di che nel Testo suallegato mi son risoluto di porre «si» dopo «ut,» benchè non ve ne sia traccia ne’ Codici. Se non che v’ha un codice, il più autorevole sovra tutti e pronto a guidarci in simili studj, ed è il fatto e la ragione stessa di Dante.

3. Eorum quæ sunt omnium, soli homini datum est loqui, cum solum sibi (illi) necessarium fuit. Anche altrove ci si fa sapere, che solamente l’uomo, intra gli animali, parla, e ha reggimenti ed atti che si dicono razionali, perocchè egli solo in sè ha ragione: Conv., iii, 7.

6. Quod nempe facere Natura abhorret: giacchè Natura nil otiosum facit: Mon., i, 4. D’altro modo la Natura l’avrebbe fatto indarno, che è impossibile: Conv., iv, 15.