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126 DE VULGARI ELOQUENTIA.


da informi scritti, donde, e sia pur molta la dottrina e gli argomenti che si producano accortamente, non si esce quasi mai fuori delle ipotesi. Equestedi rado riescono a fare scienza, nè giovano contro alle altrui differenti opinioni, sempre ajutate dai sofismi dell’amor proprio e difese con sì eccessivo ardore, che non suol inspirarsi dalla coscienza del Vero stesso.

28. Racha Racha! Siffatto vocabolo, che occorre nell’Evangelio di San Matteo (v, 22), ivi suona vituperio ed oltraggio. E l’Allighieri qui lo proferisce in obbrobrio de’ Principi già preaccennati (lin. 15), e che or egli ci fa conoscere a nome. Disdegnosamente anzi li rimprovera, perchè, tralignati dagl’illustri esempi, avevano sbandeggiate dalle lor Corti le buone Lettere e i valentuomini che onestamente le professavano, per dar luogo che vi entrassero gli 'uomini di sangue, gl’ingannatori (altriplices) e i seguaci dell’avarizia.

29. Federico III di Sicilia, nato di Costanza (la figlia dello Svevo Manfredi) e di Pieiro d’Aragona, e Carlo II d’Angiò si rammentano pur con dispregio nel Poema ed eziandio nel Convito: Par., xix, 43 e 46; xx, 63; Conv., iv, 6. Che se di quel nipote di Manfredi il Poeta ne porge altrove miglior testimonianza (Purg., iii, 117), s’ha da porre mente che questa ci viene pel mezzo di chi doveva esser geloso, come del suo proprio, dell’onore della Casa di Svevia. Trascurando di attendere se le parole prorompano dall’animo del Poeta, ovvero di coloro ch’egli introduce nella sua Commedia, non potremo mai giustificare parecchie contraddizioni che talvolta ci s’affacciano percorrendo le Opere del nostro Autore, cui si raccomandava la storica verità, sempre che fosse misurata coi discreti risguardi.

30. A questo luogo mi pare conveniente, e non senza utilità, di stabilire in che tempo Dante siasi applicato a scrivere il Trattato De Vulgari Eloquentia. Per altro, dopo quel tanto che ne discorsero il Fraticelli e il Böhmer, non saprei che aggiugnere di meglio e più preciso. Mi tengo perciò obbligato a riferire le loro parole. — Il Libro primo sembra essere stato scritto dal 1305 al 1306. Infatti ivi l’Autore vien dicendo, gli Italiani mancare di Curia, secondo che unica si piglia, e