Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/146

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COMMENTI. 127


conforme a quella del Re di Allemagna, perchè mancan di Principe. Ma così nn avrebbe egli detto nel 1309, quando Arrigo VII di Lussemburgo, già eletto Re de’ Romani, era in sulle mosse per venire in Italia. Poi qui parla di Giovanni I di Monferrato, d’Azzo VIII da Este e di Carlo II di Napoli, siccome di personaggj viventi, ed essi morirono, il primo nel 1306, il secondo il 1° di gennaio 1308, e il terzo il 5 di maggio 1309. Bene dunque si deduce, che Dante non può avere scritto quel Libro, se non innanzi quelle date, e quindi dal 1305 al 1306. Rispetto all’anno, in cui fu scritto il Libro secondo, quantunque dalle parole, colle quali incomincia, possa dedursi che Dante non vi pose mano, se non qualche tempo dopo aver compito il primo, pure questo tempo, ch’egli frappose tra l’uno e l’altro Libro, non dovette essere molto lungo. Perocchè anco nel Libro secondo Azzo VIII si trova nominato, siccome tuttora vivente: «Laudabilis discretio Marchionis Estensis et sua magnificentia, preparata cunctis, illum facit esse dilectum.» Dunque (poichè questo Marchese morì al principio del 1308) il Libro secondo non può essere stato scritto più tardi del 1307. — A questa deduzione del Critico fiorentino l’Alemanno non seppe starsi contento, e ragionevolmente osserva che a quella proposizione, relativa alla magnificenza del Marchese da Este (oltre ch’e contraria al rimprovero che qui gli si addossa), vien riferita da Dante, non come sua propria, ma di un altro, e potè quindi esser bene recata in esempio di Lingua, ancorchè Azzo VIII fosse già morto.» In ogni modo il Böhmer, a più sicuri indizj che qua e là vi appariscono, tiene che quel Libro secondo sia stato composto innanzi al 1308. Laddove quanto al primo, egli afferma, che «Dante l’abbia scritto nel tempo che corse tra il 1304 e il 1306, e probabilmente in Bologna, ove pare si trattenesse dopo che andò fallito lo sforzo di tornare in patria, fatto nel luglio del 1304 dai fuorusciti Fiorentini con l’ajuto de’ Bolognesi.» Ma nulla si potrebbe definire in proposito, se non che l’Autore, già esule e mendicando per le italiche Terre e ancor in isperanza di rimpatriare, compose questi due libri «De Vulgari Eloquentia» dal 1304 al 1308, nè più at-