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130 DE VULGARI ELOQUENTIA.


dentur. La Volgata legge «infroniti,» ma il Witte più correttamente «infruniti,» guidato dal Testo scritturale: «Animo irreverenti et infrunito ne tradas me, Domine:» Ecclesiaticus, xxiii, 6; xxxi, 23. Innanzi d’ogni altra cosa, ben ora si deve riflettere che l’Allighieri, nel farsi a rimproverare i Toscani di turpiloquio, risguarda soltanto all’incolta opera od a’ que’ disconvenevoli lavori, ond’essi con offenderne il pregio natìo abusavano del proprio Volgare: lin. 27. E tanto più si eccita ad incolparneli, dacchè, quasi ebri e ciechi nella loro stoltezza, s’arrogavano il titolo o la gloria del Volgare IIlustre, mentrechè ne’ loro componimenti non ne porgevan buone testimonianze, seguendo indiscreti il parlare del Volgo. Usavano le sole voci municipali, e non già quelle Curiali, che cioè fossero decenti alla nobiltà delle cose trattate.

Da ciò per altro non vuolsi conchiudere, che il provvido Poeta abbia disconosciuti i singolari pregi del materno Volgare, ma bensì, che gli parvero da condannarsi quanti, senza ascoltare arte o ragione, reputavano a somma lode di scriverlo, non altrimenti che portava l’uso comune alla stessa plebe. Un ammonimento sì rilevante giova sia pur in oggi dinanzi al pensiero di chiunque fra i Toscani tenga per debito di viepiù raccomandare e mettere in amore il proprio Dialetto. Perocchè, dove questo negli scritti non risulti corretto ed esente dagl’idiotismi e solecismi del Volgo e dall’incresciosa varietà delle pronunzie, non si renderà punto accettevole a quei molti, che in altre parti d’Italia lo ricercherebbero bramosi di farsene alimento vitale. Dante certissimamente prediligeva l’idioma della sua patria, ma per virtù d’ingegno e d’arte si è travagliato di richiamarlo a più nobile uso con imporgli assai rigide leggi e non violabili, se doveva corrispondere alla dignità di una nuova Letteratura. Anco il Perticari, tuttochè non sempre fedele interprete delle Dottrine dantesche, avea bene additate le norme per degnamente profittare del Linguaggio toscano, dimostraudo come le Commedie dello Zannoni potessero dal Volgare Fiorentino trasmutarsi con poche e accidentali variazioni in quella miglior forma di Lingua, pregiabile da ognivero Italiano: «Sed præstat, vagliami il