Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/178

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COMMENTI. 159


gelicæ Naturæ sociatur: per hæc tria, quicquid agimus, agere videmus. Per siffatta maniera legge il Torri; ma, risolutamente or seguace del Witte, il Fraticelli pur s’è persuaso di dover premettere «spiritu» a «vegetabili, etc.,» non bene avvisando che, in contradizione a sè stesso, indi per fatto attribuiva a Dante l’erronea e rifiutata opinione, che cioè un’Anima sovr’altra in noi s’accenda: Purg., iv, 5. Ed a ciò soprattutto si vuol fare diritta avvertenza, chi voglia discernere la genuina lezione del Testo su allegato, tanto più che il Böhmer crederebbe si potesse forse ridurre a questa: «Homo tripliciter spiritu actus est, vel vegetabili, etc.» Ma nondimeno, secondo il prof. D’Ovidio, così non si riuscirebbe a dileguare la difficoltà dell’antica Volgata.

Se non che il Cod. Vaticano vien ora in pronto ad accertarci del vero, leggendo: «Homo tripliciter spirituatus est, videlicet vegetabilis, animalis et rationalis, etc.» L’Uomo difatti per tre modi (secondo tre differenti potenze) è animato, abituato di vita spiritale (spirituato o spirituale, che vogliasi chiamare), cioè spiritualmente vegetabile per la potenza vegetativa, animale e razionale per la potenza sensitiva e la ragione. Dante pur ravvisa nell’Uomo tre principali potenze: la vegetativa, per la quale si vive; la sensitiva, mediante cui si sente; e l’intellettiva o ragionativa, onde l’Anima nostra partecipa della divina Natura a guisa di sempiterna Intelligenza: Conv., iii, 2. Di che possiamo eziandio prendere sicura norma a viemeglio emendare la forma delle parole quivi susseguenti, dacchè ci ritorna palese, che non deve porsi «secundum quod vegetabile quid est» (lin. 37), che non cade punto all’uopo, sì veramente «secundum quod vegetabilis est,» riferendosi ad «Homo:» lin. 37. Ed appunto perchè l’Uomo ha la vita vegetabile, brama l’utile o, vogliam dire, ciò che giova a conservazione ed accrescimento di essa vita. E indi importa anche di leggere «animalis» e «rationalis» (lin. 39 e 40), essendo che l’Uomo, perchè è animale, ricerca il piacere, siccome, perchè egli è ragionevole, richiede l’onesto. Veramente l’Uomo per la sua nobiltà ritiene in sè della natura, non che della pianta, degli animali e delle sempi-