Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/18

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PREFAZIONE. VII


al mio egregio amico Edoardo Böhmer, che mi fa cortese di parecchi cenni preziosi. Così mi francheggio nella coscienza di non aver risparmiato fatica a cercare e ricercare insin ad ogni apice tutte le Opere del massimo Autore delle nostre Lettere e perenne Maestro di civile sapienza.

Ed ecco, che ora col tenace proposito già m’affretto di porgere raffermata nel Testo anco la {{TestoCitato|Divina Commedia|Divina Commedia, ove Dante sè con sè misura e disvela tutto sè stesso. Quindi, se Dio m’assiste, metterò disubito mano alla stampa dell’intero Commento, nel quale non mancherò di render conto strettissimo del fatto mio e d’ogni mio arbitrio circa quel Poema non studiato mai quanto si richiede. Ben m’affido, che non si giudicherà arbitrio mio ciò che la mente di Dante ci dimostra e prescrive, e che s’accorda colla mente della Nazione, gelosa custoditrice del suo Palladio. Senza fallo io non saprei oggi più distaccarmi da esso Commento, che per diciotto anni continui diede sostegno alle mie pubbliche Lezioni, e loro acquistò la maggiore accoglienza, che non attribuisco ad altro, se non alla parola di Dante insegnata con dignitosa franchezza e sempre fedelmente. Deh, ch’io possa quandochessia raccomandarlo agli amorosi cultori de’ leggiadri studj e costumi! Sì mi persuado che proverei allora la sospirata contentezza d’aver soddisfatto il debito che m’obbliga a Dante verace mio benefattore, ed a questa gentile Firenze, mia dolce Patria di elezione.