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VI | PREFAZIONE. |
Onde niuna rilevante quistione ho trasandata, che riguardasse le Opere e l’Autore da interpretarsi, richiamandone per altro la disamina ne’ miei Commenti di mano in mano, che cadera all’uopo. Sopra che mi son recato ad obbligo di premettere al De Vulgari Eloquentia la Lettera, pubblicatasi dal Manzoni per dimostrarne gl’intendimenti relativi alla Lingua comune d’Italia. Ma la profonda e debita venerazione al sommo Uomo, la cui perdita fu concorde lutto d’ltalia, non mi trattenne dal soggiugnervi quella risposta, che mi consigliavano le più precise dottrine quivi assegnate. Per fermo, che di queste dottrine, se già a me non si disdice il ripeterlo, «n’abbiamo il miglior mallevadore che si possa desiderare: Dante medesimo.»
Siccome poi al presente più non si consentirebbe di rimuovere da quel Trattato gli argomenti, che vi furon intromessi ad ogni Capitolo, io mi feci ardito d’inserirli puranche nel De Monarchia, quali a un dipresso s’erano omai accreditali neil’indice dell’Opera. E gli uni, del pari che gli altri, reco volgarizzati in fine di questo volume, giacchè mi sembrano sufficienti a somministrarci un compendio di ciascun libro e della materia, onde le distinte quistioni si rannodano nell’integrità del concetto generale. Da tante correzioni inoltre, e giunte e nuovi dubbj e proposle che vi apposi avvisatamente, si vedrà con quale scrupolosa sollecitudine io sia ritornato sul mio lavoro per renderlo più accettevole e men difettoso. Del che, per quanto s’attiene al De Vulgari Eloquentia, godo di dover in parte esserne riconoscente