Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/16

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PREFAZIONE. V



La paziente mia industria adunque, ajutata ognora dalla pronta ragione di Dante, si restrinse intorno a’ Codici ed alla Volgata, cui già s’ingegnarono di provvedere il Fraticelli ed il Torri, e con più di accorgimento il Witte, instancabile nelle sue ricerche. Avrei anzi additata per il De Monarchia l’edizione che quest’insigne Dantista potè offrirci, or non ha guari, ma troppe lezioni egli accolse che non mi si mostrarono degne, ed altre non poche ebbe registrate in disparte, che per ogni risguardo m’apparvero meritevoli d’introdursi nel Testo. Bensì avvantaggiandomi delle varianti da lui raccolte con sollecita diligenza, mi tenni impegnato a trasceglierne, secondo la prefissa norma, le più legittime e men disformi dal vero, che per la connessione del discorso mi risultava quasi definito. Nelle sì frequenti e anco rinnovate citazioni degli Scritti di Dante e degli autorevoli suoi Maestri ed Interpreti, non trassi mai alcun passo a diversa sentenza da quella, che riceve al luogo suo. Alla rettitudine di chi mi precedette nell’ardua impresa rendo lieto ossequio, per sincero sentimento di giustizia. Nè il mio animo avrebbe riposo, quando per qualsiasi verso si chiudesse alla verità, donde e come che mi si porga. Che se talvolta dovrò rifarmi su le stesse cose e quasi colle stesse parole, gli è perchè certe cose, di conosciuta e grave importanza, non si rimettono mai in campo tanto che basti. Del resto non dico se non quanto, e come Dante mi costringe a dire, pur con inviolabile rispetto all’altrui senno. L’amore alla verità è il più fervido de’ miei pensieri, e la gloria a che solo contendo.