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IV | PREFAZIONE. |
chia, che ad irrepugnabili e intimi argomenti ha da tenersi per l’ultimo Libro composto dal magnanimo Allighieri, quasi a suggello delle sue dottrine e della sua vita. Nondimeno volli porre dopo di esso le Epistolæ e l’Eglogæ e la dissertazione , sembrandomi più opportuno che que’due Trattati venissero l’uno appresso dell’altro, affine che meglio si potesse scorgervi con immediato paragone una stessa mente, sebbene col tempo assai rinvigorita, non che raffinata per travaglio di meditazione ed incessabile acquisto della scienza. Ma non v’aggiunsi alcun Volgarizzamento, perchè cotali scritti in tanto son utili, in quanto s’investigano nella lor propria Lingua. Certo riuscirebbero di poco giovamento a chiunque non sapesse abbastanza di Latino da rendersi capace d’intenderli. Tuttavia m’è bisognato di far un’eccezione in risguardo dell’Epistola a Cangrande, che deve servire d’Introduzione al Poema sacro, massima nostra cura.
Rispetto alle Traduzioni, che il Trissino e Marsilio Ficino ci ebbero tramandate, l’uno dei libri De Vulgari Eloquntia e l’altro di quelli De Monarchia, ancorchè qua e Ià si manifestino imperfette, non lasciai di valermene a tempo e luogo, siccome di due Codici primitivi. Tant’è, che que’ Valentuomini dovettero aver congegnato l’assunto lavoro sovra de’ Codici molto differenti da quanti se ne conoscono sin ad ora. Per simile modo mi valsi degli antichi Volgarizzamenti della Monarchia, non che dell’Epistola ai Principi d’talia e dell’altra ad Arrigo VII, l’Erede dell’Aquila, prenunziato nella Cantica del Purgatorio.