Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/234

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AVVERTENZA.








In un Catalogo, pubblicatosi a Roma nel 1566 col titolo: Illustrium Jureconsultorum Imagines, Dante Allighieri vien esaltato come primo fra i Giureconsulti italiani, per avere scritto De Monarchia. Se e quanto egli meriti sì gran lode, fu disputato da molti con vario giudizio; ma niuno seppe contendergliela a buona ragione. Non però a me ora si consentirebbe d’entrare in simile campo, tanto più che il mio proposito nell’attendere alla ristampa delle Opere Latine del nostro Poeta mi costringe di pur travagliarmi a poter rendermene interprete fedele, ed a farne viepiù chiarire l’intima loro attenenza colla Divina Commedia. Del che devo massimamente aver cura, in risguardo dei tre Libri, ove Dante ci aperse i suoi profondi concetti intorno a quella Monarchia, che gli parve stabilita da Dio a radicale fondamento e sostegno della Civiltà umana. II severo ordine del Trattato, lo stile più sicuro e la men dubbia latinità, che qua e là vi prevale, bastano ad assicurarci che non potè essere composto se non dopo il De Vulgari Eloquentia, e quando l’Autore, esule combattuto e ognor più generoso di mezzo alle tribolazioni diverse, procacciava viemaggior dottrina per distribuirla in altrui beneficio. Onde mi sembra siasi discostato dal vero il Witte nel sostenere, che Dante abbia scritto quell’Opera alcuni anni prima del suo esilio. Questa sentenza risulta così fuori d’ogni probabilità, che senza punto diminuire l’antica e immancabile mia stima al sommo Dantista, mi sento anzi obbligato ad affermare, che il Poeta dev’esservisi applicato