Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/25

Da Wikisource.
6 A RUGGIERO BONGHI


non vedono cos’abbia a fare con la questione una tale domanda.

Aprano dunque il Libro De Vulgari Eloquio al capitolo secondo del libro secondo, e troveranno, verso la metà, che «essendo questo Volgare Illustre l’ottimo tra i volgari, ne segue che le sole cose ottime siano degne d’esser trattate da esso:» Unde cum hoc quod dicimus Illustre sit optimum aliorum vulgarium, consequens est ut sola optima digna sint ipso tractari.

Passa poi subito a dichiarare quali siano quelle cose ottime; ed ecco in succinto la sua dottrina intorno a ciò.

L’uomo ha in certo modo tre vite (homo tripliciter spirituatus est): la vita vegetale, l’animale e la razionale; e ha quindi tre tendenze. Secondo la vita vegetale, cerca l’utile; secondo l’animale, il dilettevole; secondo la razionale, l’onesto. E siccome in ciascheduno di questi tre oggetti ci sono e delle cose più grandi, e delle grandissime, così queste ultime devono esser grandissimamente trattate, e per conseguenza nel grandissimo Volgare. Le tre cose grandissime poi sono: nell’utile la salute; nel dilettevole la venere; nell’onesto la virtù. In ciascheduna poi di queste tre cose stesse ce n’è una relativamente grandissima: cioè, nella prima il valore nell’armi; nella seconda il più alto grado dell’amore; nella terza la rettitudine della volontà. E queste sono le materie da esser trattate col grandissimo Volgare: Quare haec tria, Salus videlicet, Venus, Virtus apparent esse ulla magnalia, quae sint maxime pertractanda, hoc est ea quae maxima sunt ad ista, ut armorum probitas, amoris accensio, et directio voluntatis.

Se il sillogismo non è diventato una bugia; se quella che hanno accettata, e per forza, è una maggiore; se le parole citate ora formano la sua minore; anche gli oppositori hanno detto che, per Volgare Illustre, Dante non ha intesa una Lingua. Cos’ha inteso dunque? mi si domanda.

È un’altra questione, e alla quale non son tenuto di rispondere; perchè la mia tesi è puramente negativa, e credo d’averla dimostrata. Però, se il sostituire il fatto vero all’immaginato non è necessario a una dimostrazione di questo ge-