Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/269

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O auaritia che può tu più farne poi cailfangue mio ate fi tratto che non ficura delapropria carne Perche mcn paiaalmal futuro elfatto ueggio t naiagna intrar la fior dalifo et neluicario uro cafto effer capto Veggiolo unaltra uolta effer deriFo ueggio rinouellar laceto cifele et tràuiui ladroni efFer ancifo Veggio ilnouo pilato fi crudele che ciò nolfatia ma Tanza dicreto portar nel tempio Iecupide uele O Fegnor mio quando Faro iolieto aueder lauendetta che naFcoFa Fa dolce lira tua nel tuo Fecreto Ciò chio dicea diquel unica fpofa dello Fpirito Tanto et chetti Fece uerFo me uolger peralcuna chioTa Tauto e ripofto a tutte noftre prece quantol di dura ma cornei Tannotta contrario Tuon prendemo inquella ucce Noi repitian pigmalion allotta cui traditore ladro et patricida fece lauogla Tua del loro ghiotta Et IamiTeria dellauaro mida che Tegui ala Tua dimandagorda perlaqual Tempre conuien cheifi rida DelFolle acam ciaTcun poi Tiricorda come furo leTpogle Ti che lira di XoTue qui par cancor Iamorda