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Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/354

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[trascrizione diplomatica]

Perche infin almorir ſiuegghi et dorma100
     conquello ſpoſo cogni uoto accepta
     che caritate a ſuo piacer conforma
Dalmondo perſeguir lagiouinetta
     fugimi et nelſuo habito michiuſi
     et promiſi lauia dellaſua ſetta105
Huomini poi almal piu caben uſi
     fuor mirapiron delladolce chioſtra
     idio ſelſa qual poi mia uita fuſi
Et queſtaltro ſplendor chettiſi moſtra
     dalamia dextra parte et che ſaccende110
     ditutto illume dellaſpera noſtra
Cio chio dico dime diſe intende
     ſorella fue et coſi lefu tolta
     dicapo lombra delle ſacre bende
Ma poi che pure almondo fu riuolta115
     contra ſuo grado et cõtra buona uſanza
     nonfu daluel delcor giamai diſciolta
Queſta e laluce dellagran goſtanza
     che delſecondo uento diſoaue
     generol terzo etlultima poſſanza120
Coſi parlommi et poi comincio aue
     maria cantando et cantando uauio
     come peracqua cupa coſa graue
Lauiſta mia che tanto lei ſeguio
     quanto poſſibil fu poi chella perſe125
     uolſeſi aſegno dicotal diſio
Et abeatrice tutta ſiconuerſe
     maquella folgoro nelmio ſguardo
     ſi che daprima iluiſo nonſofferſe


[trascrizione critica]

Perché infin al morir si vegghi et dorma100
     con quello sposo c’ogni voto accepta
     che caritate a suo piacer conforma
Dal mondo per seguirla giovinetta
     fugimi et nel suo habito mi chiusi
     et promisi la via della sua setta105
Huomini poi al mal più c’a ben usi
     fuor mi rapiron della dolce chiostra
     idio sel sa qual poi mia vita fusi
Et quest’altro splendor che tti si mostra
     da la mia dextra parte et che s’accende110
     di tutto il lume della spera nostra
Ciò ch’io dico di me di sé intende
     sorella fue et così le fu tolta
     di capo l’ombra delle sacre bende
Ma poi che pure al mondo fu rivolta115
     contra suo grado et contra buona usanza
     non fu dal vel del cor già mai disciolta
Questa è la luce della gran gostanza
     che del secondo vento di soave
     generò ’l terzo et l’ultima possanza120
Così parlommi et poi cominciò ave
     maria cantando et cantando vauio
     come per acqua cupa cosa grave
La vista mia che tanto lei seguio
     quanto possibil fu poi che lla perse125
     volsesi a segno di cotal disio
Et a beatrice tutta si converse
     ma quella folgorò nel mio sguardo
     sì che da prima il viso non sofferse