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Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/76

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Et elli adme ſaper dalcuno bono
     dellialtri ſia laudabile tacerci
     chel tempo faria curto atanto ſono105
Inſomma ſappi che tutti fuor cherci
     et litterati grandi et digran fama
     dun peccato medeſmo almundo lerci
Priſcian ſenua conquella turba grama
     franceſco dacorſo anche et uiderui110
     ſauiſſi auuto ditaltigna brama
Colui potei che dalſeruo deſerui
     fu traſmutato darno inbacchiglione
     doue laſcio limal proteſi nerui
Dipiu direi mal uenire elſermone115
     piu lungo eſſer non puo pero chiueggio
     la ſurger nuouo fummo delſabbione
Gente uien conlaqual eſſer non deggio
     ſieti racchommandato ilmio teſoro
     nelqual io uiuo anchor etpiu nõ cheggio120
Poi ſuriuolſe et parue dicoloro
     che corrono auerona ildrappo uerde
     perlacampagna et parue dicoltoro
Quelli che uince non collui che perde


CANTO Sextodecimo cue tracta diquel medeſmo girone et circhio et peccato

GG
Ia era inloco oue ſudia ilrimbōbo

delacqua che cadea nelaltro giro
ſimile aquei chelarme fanno rombo
Quando tre ombre inſieme ſi partiro
     correndo duna turma che paſſaua 5
     ſotto lapioggia dellaſpro martiro