Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/105

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il forte di fenestrelle 91

Qua e là, dai loro stanzini aperti verso l’interno, della forma di tempietti, i cannoni enormi allungano il loro collo orribile fuori delle finestrelle quadrate, come guardando curiosamente nella valle, se c’è dei mal capitati da rimandare a casa. Dei robusti soldati d’artiglieria andavano e venivano tra le batterie e i magazzini, sbrigando le faccende domestiche di quella strana casa che riceve così male i suoi visitatori quando si presentano in troppi; scopavano le scalette, tingevano in nero delle vecchie granate, ammucchiavano dei ciottoli da tiro, battevan la mano sui cannoni, passando; parevano affezionati alla loro fortezza, come i marinai al naviglio, e contenti di lavorar lassù, in quell’alta solitudine, nella freschezza odorosa del vento. Passo passo, eravamo saliti dal forte di San Carlo al forte dei Tredenti, dai Tredenti alla ridotta di Santa Barbara, da questa a quella di Sant’Antonio, e poi al forte di Sant’Elmo; e finalmente, dopo un’altra buona pettata, toccammo il Forte delle valli, il quale non ha più sul capo che il cielo.



E là fummo ricompensati ad usura dei nostri.... non nobili sudori. La valle profonda che vaneggia sotto, come una voragine, e per cui lo sguardo va diritto, e come imprigionato fra le vette, fino alla pianura lontanissima, dove si vedono le macchie bianchicce delle città bagnate dal Po; quelle montagne superbe che