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I TRE PRESIDENTI DEL C.A.I.



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uintino Sella dopo aver descritto con tinte calde, entusiastiche, in una sua lettera a Bartolomeo Gastaldi la salita al Monvisio, fa la storia delle ascensioni alpine, ricorda che in Londra ed in Vienna sorsero società per promuoverla ed aggiunge:

«Ora non si potrebbe fare alcunchè di simile da noi! Io crederei di sì... E mi pare che non ci debba voler molto per indurre i nostri giovani che seppero d’un tratto passare dalle mollezze del lusso alla vita del soldato, a dar di piglio al bastone ferrato ed a procurarsi la maschia soddisfazione di solcare in varie direzioni e sino alle più alte cime queste meravigliose Alpi, che ogni popolo ci invidia. Col crescere di questo gusto crescerà pure l’amore per lo studio delle scienze naturali e non occorrerà più di voler le cose nostre talvolta studiate più dagli stranieri che non dagli italiani».

Queste parole crearono il Club Alpino Italiano che sorto in Torino nel 1863 seguì i destini della patria e, a poco a poco, si diramò e si estese in ogni parte d’Italia.

A primo presidente1 del Club Alpino Italiano fu eletto nel 1864, Bartolomeo Gastaldi, uno scienziato di primo ordine che iniziò in Italia lo studio e la ricerca delle stazioni lacustri e poi si dedicò tutto, coll’amore il più sviscerato, allo studio delle Alpi e dei Ghiacciai.

Il Club Alpino Italiano ebbe da lui e per lui forza e vita anche in momenti politici difficilissimi e fu avviato con sicurezza su di una strada lunga e luminosa.

Nel 1872 egli volle ritirarsi dalla Presidenza e lo fece colle parole: «L’opera mia non verrà giammai meno a pro’ della nostra Società.» E mantenne sempre la sua promessa.

Gli successe Quintino Sella che per il primo aveva spinto alle Alpi la gioventù italiana come a scuola di perseveranza e di coraggio, per ritemprare sulle loro irte giogaje la fibra italiana e per trovare un dolce balsamo alle amarezze ed agli sconforti della vita.

Quintino Sella colla parola e coll’esempio confermò quanto egli aveva creato ed ebbe la soddisfazione di far cadere su fertilissimo terreno e la sua parola e il suo esempio.

Il 5 gennaio 1869 la bandiera del Club Alpino Italiano fu velata a lutto da una grande sciagura.

Bartolomeo Gastaldi morì in Torino e Quintino Sella, scosso bruscamente dal ferale annunzio telegrafava da Roma: «Perdita Gastaldi sommamente dolorosa, crudelmente immatura per gli amici, per il Club Alpino, per la scienza, per Torino, per la patria.»

  1. A reggere il Club Alpino di Torino fu chiamato il barone Ferdinando Perrone di San Martino che morì nel 1864. In seguito il Club Alpino si nomò Italiano e Bartolomeo Gastaldi fu il suo primo presidente.