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Pagina:Aminta.djvu/58

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58 Atto II. Scena III

Ma non dove tu stimi. Tirsi E dove? Aminta A morte,
S’altro in mio prò non hai fatto, che quanto
Hora mi narri. Tirsi E poco parti questo?
Credi tu dunque, sciocco, che mai Dafne
Consigliasse l’andar, se non vedesse
In parte il cor di Silvia? e forse, ch’ella
Il sa, nè però vuol, ch’altri risappia,
Ch’ella ciò sappia. hor, se ’l consenso espresso
Cerchi di lei, non vedi, che tu cerchi
Quel che più le dispiace? hor, dove è dunque
Questo tuo desiderio di piacerle?
E, s’ella vuol, che ’l tuo diletto sia
Tuo furto, ò tua rapina, e non suo dono,
Nè sua mercede, à te, folle, che importa
Più l’un modo, che l’altro? Aminta E chi m’accerta,
Che il suo desir sia tale? Tirsi O mente catto.
Ecco, tu chiedi pur quella certezza,
Ch’à lei dispiace, e dispiacer le deve
Dirittamente, e tu cercar non dei.
Ma, chi t’accerta ancor, che non sia tale?
Hor s’ella fosse tale? e non v’andassi?
Eguale è il dubbio, e ’l rischio. ahi, pur è meglio
Come ardito morir, che come vile?
Tu taci: tu sei vinto. hora confessa
Questa perdita tua, che fia cagione
Di vittoria maggiore? andianne. Aminta Aspetta.

Tirsi
Che, Aspetta? non sai ben, che ’l tempo fugge?
Aminta
Deh, pensiam pria, se ciò dee farsi, e come.
Tirsi
Per strada penserem ciò che vi resta:

Ma nulla fà, chi troppe cose pensa.