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sbergo indosso. Quindi fu con due doppieri accompagnato a vedere il suo cavallo, il quale era molto trafitto da molti cani, e poi accompagnato a dormire. Stando nella camera, serrò l’uscio, si disarmò, ed entrò in letto credendo essere sicuro. Ma appena addormentato entrò, non so come, qualcuno nella camera, che gli tolse l’arme salvo la spada, poi venne una gran brigata all’uscio che parevano più di mille al gran rumore che facevano. Il Meschino risvegliato al rumore saltò in piedi, volle pigliare l’arme, e non trovò che la spada. Quelli di fuori con certi legni buttarono giù l’uscio, ed il Meschino colla spada mostrossi all’uscio, tagliò molte lancie, giavarine e spiedi, nel mentre che sentiva i Mandriani gridare, che lo chiamavano ladrone, e per questo conobbe che lo volevano pigliare. Alcuni uomini d’arme dicevano: «Renditi, chè se tu non hai fallato, non ti sarà fatto torto», e cacciavano via due villani che non gli dicessero villania, ed egli rispose: «Se vedrò la persona del re mi renderò, altrimente prima morirò che rendermi». Nel mentre i suoi compagni erano nascosti fra il letto ed il muro, e tremavano di paura. Questo che aveva detto fu riportato al re, ed ei come gentile andò alla camera, e disse: «O gentiluomo, non avere paura, renditi a me», e toccossi il dente, e disse: «non ti sarà fatto torto». Il Meschino rispose: «All’uomo che va per cammino, essendo assaltato è lecito di rendersi?» Rispose il re: «Certo sì, se da lui non vien la questione». Disse il Meschino: «O re, se io mi rendo voi terrete a cuore queste parole?» Disse il re: «Certo sì». Allora il Meschino s’inginocchiò e diedegli la spada, ed il re comandò, pena la vita, che niuno l’offendesse, e disse: «Egli ha fatto come un valente cavaliero a difendersi», e prese la spada in mano, e poi lo fece mettere in prigione, ordinando che gli fosse dato quello che gli bisognava. Per le parole che il Meschino disse innanzi che si rendesse, il re fece pigliar tutti i pastori, e furon messi in prigione, ma non dove era il Meschino, per intendere la verità dell’una e dell’altra parte.

Passati i tre giorni da che furono messi in prigione i baroni furono menati dinanzi al re, ed egli li esaminò, e sentito come il fatto era andato per loro sacramento, e per le ferite dei