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ROMA 61


della difesa, mentre abbiamo abbondantissimi quelli dell’accusa, senza stare a notare che, rimasti padroni dell’impero, i cristiani si affrettarono a far scomparire tutti quegli scritti che potevano giustificare o per lo meno attenuare gli atti degli imperatori, nè si contentarono di conservare e rendere pubblici soltanto i libri degli scrittori d’opposizione, ma anche questi interpolarono spesso di affermazioni false, favorevoli alla loro causa e allo spirito della loro riforma. A leggere le vite di Svetonio si rimane colpiti principalmente da due fatti: dalla compiacenza che egli prova nel la porta maggiore, già fornice dell’acqua marcia. (Fot. Alinari). ricercare i più minuziosi pettegolezzi fatti intorno agli imperatori defunti, e dal modo col quale sorvola sugli avvenimenti che non si riferiscono ai loro vizii e alle loro aberrazioni. Di imperatori che vissero quindici o venti anni e sotto il cui regno furono compiute, non ostante ogni accusa, opere grandi e durevoli, noi non sappiamo altro se non quello che spendevano per la loro tavola e i nomi delle loro amanti e le liste delle loro vittime. In quanto agli annali di Tacito, non solo in molte loro asserzioni furono interpolati da testi cristiani, ma furono scritti in origine da uno scrittore repubblicano, desideroso dell’antico regime. Così come la conosciamo noi, la storia dell’impero romano ha la medesima forma che avrebbe fra qualche secolo