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284 le anime oneste

famosa bellezza delle donne romane, che pure aveva veduto ed ammirato, e l’incanto delle ville viste al di fuori. O se ne parlò, si guardò bene dal disprezzare le povere case sarde, e le piccole donne dai grandi occhi pieni di sogni vivaci e bizzarri. Studiò, a sua volta, l’altero professore, e nei giorni seguenti cercò di sapere cosa era avvenuto di lui.

Superficialmente Cesario era sempre.... Cesario! Una persona stanca, un viso pallido che diventava brutto, un pince-nez radioso che velava due occhi dalle fugaci espressioni.

Egli era contento, soddisfatto? Con qual serietà, con quale intimo piacere assumeva l’umile parte che gli toccava di rappresentare? Aveva ambizioni, lavorava per salire? Non si sentiva umiliato, vinto, avvilito? Perchè Anna conosceva ben a fondo l’anima di Cesario, e sapeva quanta superbia e quanta ambizione egli celasse, pochi anni prima, sotto la sua posa stanca e indifferente.

Una volta il giovine sorprese la cugina a guardarlo, e gli sembrò che ella lo facesse con gentile pietà. E arrossì.