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tre anni dopo 83

Pietro aveva ucciso il cinghiale, ma la caduta di Angela avvelenò l’esito insperato della caccia.

Ci volle un quarto d’ora perchè la fanciulla riprendesse i sensi. Si era ferita gravemente alla testa, e stette quasi due settimane a letto.

Ogni giorno l’ispettore andava a trovare la cara malata, e quando non poteva andarci mandava le sue guardie a chieder notizie.

Così la tristezza dei primi giorni si cambiò in un sentimento di gioia vaga e speranzosa. In casa Velèna non osavano ancora parlare di questa speranza, ma tutti, da Paolo a Caterina vedevano bene che Pietro era innamorato di Angela e sentivano che l’avrebbe chiesta presto in isposa. Era un partito stupendo. Solo Angela pareva non accorgersene, infastidita della lunga convalescenza; ma a poco a poco la ferita si rimarginò, le fasciature furono tolte ed ella perdè l’aria di monaca medioevale che le davano le bianche bende, — e riprese la sua fisonomia, piena di ogni attrattiva moderna.

Il giorno dei santi Pietro e Paolo, Pietro Demeda mandò dei regali a Paolo Velèna, e