Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/49

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addosso come quando erano bambini, mentre i veri bambini, i due fratellini ricciuti, adesso riprendevano a contrastarsi il posto sotto la cappa del camino, finchè la nonna non li acciuffò energicamente e li condusse a letto.

Le camere da letto erano al piano di sopra, e vi si saliva per una scala di pietra nera liscia e come levigata dal tempo, tutta di una rampa che a guardarla dall’alto dava le vertigini: e poichè non c'era ringhiera nè appoggiatoio di sorta, sulle pareti un tempo tinte con la calce ma divenute grigie, si vedevano le impronte di mani grandi e piccole. Anche i bambini, aizzati dalla nonna come puledrini indomiti, salirono appoggiandosi al muro, mentre lei, tirandosi in su il davanti della sottana, andava su dritta e rigida nel mezzo degli scalini. Il lume ch’ella reggeva in mano illuminava la vôlta della scala, e su in alto, sopra il pianerottolo, il lucernario col tetto di vetri rotti dove filtrava il chiarore della luna.

Ella pensava che occorreva rinnovare tutto, da cima a fondo; e naturalmente rimpiangeva la sua vecchia casa, dove si viveva al pianterreno e tutto, sebbene povero, era più bello che in quest’abitazione di