Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/292

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quali son chiamati Consoli insieme ed Augusti. In due leggi del codice di Giustiniano si trova quest’anno notato Divis Fratribus Augustis Consulibus. E fin qui avea Antonino Pio con mirabil saviezza, e con procurar sempre la felicità de’ popoli, governato il romano imperio. Venne la morte a privar di sì buon principe i sudditi, allorchè egli entrato nell’anno sessantesimoterzo della sua età, ne avea già passato cinque mesi e mezzo1195. Trovavasi egli in Lorio sua villa, dodici miglia lungi da Roma, ed avendo nella cena mangiato del formaggio alpino più del dovere1196, la notte lo rigettò, e fu sorpreso dalla febbre. Sentendosi nel terzo giorno aggravato dal male, alla presenza de’ capitani delle guardie raccomandò a Marco Aurelio, suo figliuolo adottivo e genero, la repubblica e Faustina sua figlia, moglie di lui. Fece anche passare alla di lui camera la statuetta d’oro della Fortuna, che soleva sempre stare in quella degl’imperadori. Quindi, dopo di aver dato il nome delle sentinelle al tribuno di guardia, cioè Tranquillità dell’animo, farneticando alquanto, andava parlando del governo e dei re, co’ quali era in collera (uno di essi è da credere che fosse il re dei Parti), e poi quietatosi, come se dormisse spirò l’anima, per quanto si crede, nel dì 7 di marzo. Avea egli prevenuto questo colpo, con fare il suo testamento, in cui lasciò tutto il suo patrimonio privato alla figliuola, e legati proporzionati a tutta la sua servitù. Dalle lagrime di ognuno fu accompagnato il suo funerale; il corpo suo collocato nel mausoleo di Adriano; e, secondo gli empii riti del paganesimo, furono decretati a lui dal senato gli onori divini, templi e ministri sacri. Restò tal memoria delle mirabili virtù, e dell’ottimo governo di questo imperadore, che, per lo spazio di quasi un secolo, il popolo e i soldati parea che non sapessero amare e rispettare un imperadore, s’egli non portava il nome di Antonino, come si usò di quello di Augusto: quasi che dal nome e non dai fatti dipendesse l’essere un principe buono. Noi siam per vedere che lo presero anche degl’imperadori cattivi. Nè si dee tralasciare che Gordiano I, fatto imperadore nell’anno dell’era Cristiana 237, quando era giovane1197, compose un poema molto lodevole, intitolato Antoniniade, dove espose tuttavia la vita, le azioni e le guerre di esso Antonino Pio, e di Marco Aurelio Antonino suo successore. Capitolino attesta di averlo veduto a’ suoi dì; ma noi ora indarno lo desideriamo. Fiorirono ancora sotto questo imperadore le lettere, e fra gli altri in gran riputazione furono Appiano Alessandrino, delle cui storie ci restano alcuni libri; Tolomeo, di cui abbiamo trattati di astronomia e di geografia; Massimo Tirio, filosofo platonico, del quale tuttavia si conservano i Ragionamenti1198. Ma si son perdute l’opere di Calvisio Tauro di Berito: di Apollonio da Calcide, filosofo stoico; di Basilide da Scitopoli, filosofo anch’esso; di Erode Attico; di Callinico storico; di Frontone insigne oratore romano, e di altri ch’io tralascio. Han creduto alcuni che Giustino storico, da cui furono ridotte in compendio le storie di Trogo Pompeo, vivesse in questi tempi; ma l’hanno creduto senza alcun fondamento. Sappiamo bensì di sicuro, che allora fiorì s. Giustino, insigne filosofo e martire cristiano. Resta tuttavia un antico itinerario attribuito da alcuni al medesimo Antonino Pio Augusto; ma il Wesslingio, che con erudite annotazioni ha illustrata quell’opera, fa conoscere quanto ne sia incerto l’autore. Ad Antonino Pio succederono nell’imperio Marco Elio Aurelio Antonino, soprannominato il filosofo, e Lucio Elio Aurelio Commodo, appellato poi Vero, amendue