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molte migliaia di soldati. Che anche al popolo toccasse il suo congiario si raccoglie dalle medaglie1210. Oltre a ciò il donativo del frumento, che si faceva ai fanciulli e alle fanciulle de’ poveri cittadini romani, fu steso da loro a quei che nuovamente erano venuti ad abitare in Roma, se pur non vuol dire lo storico1211, che accrebbero per l’Italia il numero de’ fanciulli e delle fanciulle, che, per istituzione di Nerva, Trajano e Adriano, partecipavano della cesarea liberalità.




Anno di Cristo CLXII. Indizione XV.
SOTERO papa 1.
MARCO AURELIO imperad. 2.
LUCIO VERO imperadore 2.

Consoli

QUINTO GIUNIO RUSTICO e CAJO VETTIO AQUILINO.

Rustico quel medesimo è che fu uno de’ maestri di Marco Aurelio, sopra gli altri a lui caro. Da un’iscrizione riferita dal Panvinio1212, e posta nelle calende di luglio, si deduce che ad Aquilino succedette nel consolato Quinto Flavio Tertullo. Credesi1213 che sant’Aniceto papa nell’anno precedente compiesse gloriosamente il suo pontificato col martirio; ma è intrigata in questi tempi la cronologia de’ romani pontefici, e confessa anche la cronica di Damaso, la qual va sotto nome di Anastasio bibliotecario. Tuttavia, secondo essa cronica, Sotere papa cominciò in quest’anno a contare gli anni del suo pontificato. Avea già dato principio al suo governo nell’anno procedente Marco Aurelio Augusto, e si era cominciato a provare quanto sia vero il detto di Platone, che sarebbero felici i popoli, se regnassero solamente i filosofi, ed è lo stesso che dire se i regnanti studiassero, amassero e professassero la sapienza. Seco si univa Lucio Vero Augusto nel comando, e con buona unione, ma con subordinazione a lui, quasi che l’uno fosse padre e l’altro figliuolo1214. Studiavasi Lucio Vero di uniformarsi nelle maniere di vivere a lui, per quanto poteva, usando sobrietà, gravità e moderazione in apparenza, perchè nella sostanza troppo era egli diverso dall’altro. Non si desiderò in essi la bontà e la clemenza di Antonino Pio; ed uno de’ primi a farne pruova fu Marcello commediante, che in pubblico teatro con qualche equivoco il punse, senza che Marco Aurelio, che lo seppe, ne facesse risentimento alcuno. Ma che? contro dell’imperio romano si cominciarono a scatenar le disgrazie, e se al popolo romano non fosse toccato in tempi sì burrascosi un imperadore di tanta voglia, come fu Marco Aurelio, poteano maggiormente moltiplicarsi i guai. La prima disavventura, onde restò turbata la pubblica felicità, fu l’innondazione del Tevere, che recò un gravissimo danno alle case, alle mercatanzie ed altre robe della città di Roma, affogò gran copia di bestiame, e si tirò una terribil carestia. Le provvisioni fatte in questo bisogno dai due Augusti, tali furono che si rimediò ai disordini, e ritornò la calma nella città. Ma più da pensare davano le turbolenze insorte ai confini dell’imperio, prima eziandio che mancasse di vita Antonino Pio. In Germania i Catti popoli barbari avevano già fatto delle scorrerie nel paese romano. La Bretagna anch’essa minacciata dai barbari non sudditi dell’imperio. Fu dunque inviato in Germania a difendere quelle frontiere Aufidio Vittorino. Cosa ne avvenisse non ne resta memoria nelle storie. Alla difesa della Bretagna fu spedito Calpurnio Agricola, ma di quegli affari parimente è perita la memoria. Di maggiore importanza senza paragone fu la guerra mossa fin l’anno precedente da Vologeso re de’ Parti, non si