Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/315

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Quanto al procurare la salvezza de’ miei figliuoli, avrò più caro di vederli perir tutti, quando Cassio meriti d’esser amato più che essi, e quando importi più alla repubblica la vita di Cassio che la loro. Ma eccoti che nell’aprile di questo anno il medesimo Cassio si ribellò, assunse il titolo d’Imperadore, e creò prefetto del pretorio colui che gli mise addosso il manto imperiale. Dicono ch’egli con lettere finte facesse credere morto Marco Aurelio, e per consolare i soldati, gli desse nome di Divo. Altri giunsero a scrivere, che Faustina Augusta1318 era d’accordo con lui, perchè, vedendo il marito malsano, avrebbe poi sposato esso Cassio: frottola, a mio credere, inventata dagli oziosi, e smentita dalle lettere della medesima Faustina: che son riferite dallo storico Vulcazio Gallicano1319. Imperocchè essa, udita la ribellion di Cassio, secondo l’esempio di Faustina seniore sua madre riferito di sopra, accese il marito a punir costui e i complici, rappresentandogli che se in tal caso non lasciava in disparte la sua troppa clemenza, e non dava un esempio di giustizia, altri si sarebbono animati a tentar lo stesso, e che non era in sicuro la vita de’ lor figliuoli. Intanto Cassio, seguitato dalle sue legioni, ebbe tutta la Soria alla sua ubbidienza. Specialmente gli Antiocheni, che assai l’amavano, si dichiararono per lui. Altrettanto fece la Cilicia; e per tradimento di Flavio Calvisio governatore, anche l’Egitto. Tertulliano1320 osservò, che niuno de’ Cristiani si mischiò in questa ribellione, perchè la legge di Cristo vuol che si onorino anche i principi cattivi, non che i buoni. Avvisato di questa inaspettata turbolenza in Germania l’Augusto Marco Aurelio da Publio Marzio governatore della Cappadocia, ne dissimulò, per qualche tempo, il suo affanno. Quel che più gli dispiaceva, era di dover venire ad una guerra civile. Divolgatosi poi l’affare, fece una savia aringa alle legioni che l’aveano sì ben servito nella guerra de’ Marcomanni; e ne scrisse ancora al senato, parlando sempre non di vendetta, ma di clemenza. Ordinò a Commodo suo figliuolo1321 di venirlo a trovare ai confini della Germania, per dargli la toga virile, essendo in uso di darla ai figliuoli degli Augusti da che erano entrati nell’anno quindicesimo della loro età1322. Ciò fu fatto, e per tal festa diede un congiario al popolo romano, se pur non falla Capitolino. Trovandosi in una medaglia menzionata la settima liberalità di Marco Aurelio, crede il Mezzabarba1323, essere ciò un donativo da lui fatto all’esercito germanico nell’occasione suddetta. Ma forse più tardi succedette quel dono. Dichiarato fu ancora Commodo principe della gioventù. Intanto Marco Aurelio, lasciate ben guernite le frontiere della Germania, diede la marcia alle sue milizie verso la Soria, e tenne poi loro dietro da lì a qualche tempo: sicchè si preparava oramai un’aspra guerra fra lui e il ribellato Cassio. In Roma stessa abbondava lo spavento per timore che Cassio meditasse di venire in Italia, mentre n’era lontano l’imperadore; benchè per questo non si ritenesse il senato dal dichiarar Cassio pubblico nemico, e di confiscare i di lui beni all’erario della repubblica, giacchè Marco Aurelio nulla volle per sè dei beni di costui. Ma di corta durata fu questo incendio. Erano appena passati tre mesi e sei giorni da che Cassio avea assunto l’imperio1324, quando essendo egli in viaggio, un centurione per nome Antonio, fedele a Marco Aurelio, incontratolo per istrada, gli diede di un fendente al collo. Non fu mortale la ferita, e si