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cattivi. Turbato poi da questo rammarico l’infermo Augusto, nè sapendo come quetarlo, desiderò che sollecitamente venisse la sua morte, e stette anche senza voler prendere cibo. Nel settimo dì copertosi il capo, come se volesse dormire1400, spirò nella notte del dì 17 di marzo, secondo Tertulliano1401, in Sirmio, o pure, secondo Aurelio Vittore1402, in Vienna d’Austria, mentre era nell’anno cinquantanovesimo dell’età sua. Dione scrive d’aver avuto riscontri accertati, esser egli stato tolto dal mondo, non già dalla malattia, ma dai medici che Commodo avea guadagnati per sì esecrabile azione. Forse l’odio universale, in cui, siccome vedremo, incorse Commodo, diede origine e fomento a questa voce.

L’afflizione dell’armata fu incredibile per la perdita di questo principe, perchè quantunque egli fosse assai ritenuto a regalare i soldati, e lontano da quelle esorbitanti liberalità che altri imperadori aveano usato per tenersi ben affette le milizie; e tuttochè egli volesse una rigida disciplina ed impiegati in continui esercizii i soldati, pure teneramente era amato da tutti: frutto della sua gran bontà e giustizia. Non fu minore l’affanno1403 che ne provò Roma e le provincie, gridando tutti che era morto il lor fortissimo capitano e un principe che non avea pari. Portate a Roma le sue ceneri, furono collocate verisimilmente nel mausoleo di Adriano, e fatta la di lui deificazione secondo l’empio rito di allora. Venne poi riguardato qual sacrilego, chi da lì innanzi non tenne la di lui immagine in casa1404, e restò sempre anche appresso i posteri in tal onore la di lui memoria, come di principe ottimo, che fino il satirico Giuliano Apostata1405 il collocò in cielo sopra Augusto, sopra Trajano e sopra gli altri rinomati regnanti. Non mancarono certamente dei difetti in Marco Aurelio: e chi mai ne va senza? La stessa sua bontà, e l’abborrimento ad ogni severità di gastigo non potè far di meno che non cagionasse qualche disordine con abusarsene i cattivi. E il non aver frenate le dissolutezze della moglie; l’aver eletto per suo collega Lucio Vero, che nol meritava; ma sopra tutto l’aver voluto o permesso che fosse successor suo nell’imperio chi n’era sì indegno, recò non poca taccia al suo nome. Contuttociò tali e tante furono le virtù sue, che tutti gli antichi scrittori s’accordano in iscusare que’ pochi difetti che in lui si osservarono. Imperocchè, oltre al molto che ne ho già detto di sopra, il solo esempio del grave, onesto e virtuoso suo vivere, servì, a riformar non poco i costumi sregolati de’ Romani. Suo uso fu anche di mettere negli uffizii chi egli credeva più dabbene e più utile al pubblico; e perchè niuno ordinariamente si trovava che fosse perfetto, diceva1406: Essere impossibile a noi il fare gli uomini, come noi li vorremmo; e che però conveniva valersi di loro, come sono, cercando solamente i men difettosi fra gli altri. Gli diede veramente la natura un corpo debole, o pure il provvide bensì di assai vigore, perchè in gioventù era robusto, facea gli esercizii militari, uccideva alla caccia i cignali; ma poi creduto fu che l’applicazione agli studi l’indebolisse e gli cagionasse molti incomodi di salute. Contuttociò al pari de’ più vigorosi tollerava le fatiche; e già si è veduto quanti viaggi egli facesse, e quanto tempo restasse esposto agl’incomodi della guerra. La beneficenza gli stette sopra tutto a cuore; a questa sognata deità eresse anche un tempio in Roma. Da alcuni si desiderò in lui la magnificenza, e si sarebbe voluto più liberale; ma con censura indebita, perchè egli non ammassò mai pecunia per sè; ed era bensì buon economo del danaro, ma per valersene solamente