Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/364

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un senatore spedito da Severo per mettere insieme un corpo d’armata, raccolse a tutta prima alcune poche truppe, colle quali diede la mala pasqua ad alquanta cavalleria d’Albino, e fece dipoi altri bei fatti in favor di Severo. Ne andò l’avviso ad esso Severo, che credendolo veramente senatore, gli scrisse lodandolo, e comandando che accrescesse il suo esercito. L’ubbidì Numeriano, nè solamente fece varie prodezze contra di Albino, ma inviò anche a Severo un milione e mezzo di danaro adunato in quelle contrade. Finita poi la guerra, si presentò a Severo, nè gli tacque cosa alcuna. Avrebbe potuto ottener molta roba ed onorevoli posti, ma altro non accettò che una lieve pension da Severo, bastante a farlo vivere in villa con tutta quiete. Stavasi anche Albino come in pace nella Gallia, godendo di quelle delizie, quando gli giunse la disgustosa nuova che Severo coll’esercito suo era già dietro a passar l’Alpi per entrar nella Gallia. Allora venne a postarsi a Lione con tutta l’oste sua. Succederono varie scaramucce1627, e in un fatto d’armi riuscì alle genti di Albino di sconfiggere Lupo generai di Severo con istrage di molti soldati. Era impaziente Severo, e voleva una giornata campale, decisoria della gran lite, fidandosi molto nelle sue agguerrite milizie, avvezze già alle vittorie, che ascendevano a cinquantamila combattenti. Un egual numero si pretende che ne avesse anche Albino, gente di non minor valore e sperienza nel suo mestiere. Però attaccatasi la feroce e sanguinosa battaglia in vicinanza di poche miglia a Lione1628 nel dì 19 di febbraio, amendue le parti combatterono con incredibil bravura ed ostinazione. Stette lungamente in bilancio la fortuna dell’armi, quando l’ala sinistra di Albino piegò, e fu interamente rovesciata sino alle sue tende, intorno allo spoglio delle quali si perderono i vincitori. Per lo contrario l’ala destra diede una terribile percossa alle genti di Severo. Secondo lo stratagemma usato non poco allora, aveano quei di Albino fabbricate delle fosse coperte di terra, dietro alle quali stavano saettando mostrando paura. Inoltratisi i Severiani precipitarono dentro, laonde di essi e dei cavalli fu fatto un gran macello. Retrocedendo gli altri spaventati, misero in confusione ogni schiera. Allora accorse Severo coi pretoriani; ma fu così ben ricevuto da quei di Albino, che uccisogli sotto il cavallo, corse pericolo di restar morto o prigione. Erano già in rotta tutti i suoi, quando egli, stracciatasi la sopravveste e collo stocco nudo in mano, si mise innanzi a’ suoi fuggitivi. La sua voce e presenza bastò a farli voltar faccia, e a ripulsare i nemici. Non s’era mosso finora Leto col suo corpo di riserva, e fu detto dipoi per isperanza che amendue gl’imperadori perissero, e che susseguentemente l’una e l’altra fazione desse a lui lo scettro imperiale, oppure che egli differisse tanto, per unirsi con chi fosse vincitore. Questa ciarla vien da Erodiano1629, il quale aggiugne, da ciò essere proceduto che Severo, invece di ricompensar Leto, come gli altri generali, gli levasse nell’anno seguente la vita. Ora Leto, veggendo superiore Severo, con sì duro assalto piombò anch’egli addosso alle squadre di Albino, che finì di sconfiggerle. Ma immenso fu il numero de’ morti e feriti non men dall’una che dall’altra parte; e se vogliam credere ad un’usata maniera di dire degli storici, il sangue scorreva a ruscelli nei fiumi, di maniera che se i vinti piansero, nè pure risero i vincitori. Il padre Pagi1630 riferisce all’anno seguente tutta questa tragedia; ma è ben più verisimile ch’essa appartenga all’anno presente. La città di Lione, dopo la vittoria di Severo, divenne il teatro della crudeltà. Fin colà inseguì Severo i fuggitivi1631, ed