Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/366

Da Wikisource.

faccende ebbero le mannaie e le scuri, pretendendo che questa fosse la maniera più sicura di quetare l’imperio, di estinguere le fazioni, di prevenir le ribellioni, e non già quella troppo dolce e pietosa di Pompeo e di Giulio Cesare, che fu la loro rovina1639. Massime detestabili e contrarie alla vera politica; imperciocchè la crudeltà e l’eccessivo rigore fanno divenir segreti nemici anche gli amici; laddove la clemenza, adoperata a tempo, muta i nemici in amici, ed util pruova ne aveano sempre fatto i principi e buoni e saggi. Andarono a terminar questi tuoni in fulmini, perchè messe fuori le lettere scritte da vari senatori ad Albino, contò per grave delitto ogni menoma espression d’amicizia verso di lui. Perdonò, è vero, a trentacinque d’essi senatori per farsi credere clemente, e li trattò sempre da lì innanzi come amici; ma ne condannò senza processo a morte ventinove altri, fra’ quali Sulpiciano suocero di Pertinace Augusto. Sparziano1640 ne nomina fin quarantadue della principal nobiltà di Roma, la maggior parte stati consoli, o pretori, o in altre riguardevoli cariche. Erodiano dice di più1641, cioè ch’egli levò dal mondo i più nobili e ricchi delle provincie, sotto pretesto che fossero fautori d’Albino, ma effettivamente per sete dei lor beni, perchè egli era non mai sazio di raunar tesori. Tra i fatti morire, uno fu Erucio Claro1642, già stato console. Gli prometteva Severo la vita, purchè volesse rivelare ed accusare chi aveva tenuto la parte d’Albino; ma egli protestò che morrebbe più tosto mille volte, che di far sì brutto mestiere, e si lasciò in fatti uccidere. Non così operò Giuliano, che s’indusse a far quanto volle Severo, e si salvò. Caro nondimeno gli costò questa vile ubbidienza, perchè Severo il fece ben ben tormentare, acciocchè più giuridiche comparissero le di lui deposizioni. Osserva il Tillemont1643 che Tertulliano1644 vivente in Africa in questi tempi animava i martiri cristiani a sofferir i tormenti e la morte coll’esempio di tanti nobili romani che Severo avea sagrificati al suo furore, nè merito alcuno acquistavano colla lor pazienza. Imperciocchè sotto Severo infierì di nuovo la persecuzion de’ Pagani contro chi professava la fede di Cristo. Ed appunto si crede che in quest’anno san Vittore papa celebre terminasse col martirio, e che a lui succedesse Zefirino. Ad una specie di frenesia attribuì Sparziano1645 l’avere l’Augusto Severo preso ad onorar la memoria di Commodo Imperatore, con dichiararsi, come accennai, suo fratello: del che si truova memoria in qualche iscrizione. Volle egli inoltre che il senato suo malgrado decretasse gli onori divini a sì screditato Augusto: il che sempre più fa scorgere la pazzia di una religion tale, che dovea tener per dio un principe lordo di tutti i vizii. E fin qui era vivuto in pace quel Narciso atleta che strangolò Commodo. Severo, divenuto protettore e panegirista di Commodo, fece in quest’anno gittare costui nel serraglio dei lioni. Per essersi egli dichiarato fratello d’esso Commodo e figliuolo di Marco Aurelio1646, Pollenio Sebennio, uomo avvezzo a proferir dei motti arguti, ebbe tanto animo di dire a Severo, che si rallegrava con lui, perchè avesse trovato il padre, quasi che il vero suo padre per la bassezza de’ suoi natali non si sapesse. Pure il sì accorto Severo non si avvide della burla. Venne1647 appunto a trovarlo, non so dove, una sua sorella, maritata già poveramente in Leptis città dell’Africa, con un suo figliuolo; Severo la regalò da par suo, e creò anche senatore suo figlio; ma, vergognandosi ch’ella