Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/401

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grazie da questo nuovo dio i Pagani! Io tralascio i presagii della di lui morte riferiti da Dione1842, gran cacciatore di somiglianti augurii, ai quali per lo più si facea mente dopo il fatto. Quanto a Giulia Augusta, madre di esso Caracalla, si vuol ora avvertire che essa era nata in Soria, e probabilmente ella fu che condusse colà il figliuolo, forse per non partirne mai più. Grande era stata sotto Severo Augusto suo marito la di lei autorità, maggiore fu sotto il figlio Caracalla, di modo che comunemente veniva appellata Julia Domna, cioè Giulia signora e padrona. L’adulazione inoltre inventò per lei i titoli di madre degli Augusti, della patria, del senato, delle armate. Sparziano1843 le dà taccia di donna infame per gli adulterii, ed aggiunge anche un fatto più nero, cioè che il figliuolo, dopo la morte di Severo, la prese per moglie nella seguente maniera. Essendo ella bellissima femmina, si lasciò un dì vedere a Caracalla quasi affatto ignuda. Miratala in quell’atto Caracalla, disse: Io vorrei se fosse lecito...! Ed ella rispose: Purchè vi piaccia, è lecito. Non siete voi imperadore? A voi tocca di dar le leggi, e non di riceverle. Ed egli allora la sposò. Così orrido è il fatto, che lo stesso Sparziano tenne Giulia per matrigna, e non già per madre di Caracalla; e, da lui addottrinati, scrissero lo stesso anche Aurelio Vittore1844, Eutropio1845, Eusebio1846 ed altri; ma queste son tutte fandonie e calunnie. Dione, che fu famigliare di essa Giulia Augusta, ed Erodiano, che fiorì almeno in vicinanza di questi tempi, concordemente asseriscono che essa Giulia fu vera madre di Caracalla e di Geta1847, e ce la descrivono per donna savia ed applicata alla filosofia. Nè all’età di lei, che si dovea accostare ai cinquant’anni, conviene l’eccesso narrato da Sparziano. Oltre di che, se Caracalla l’avesse presa per moglie, non avrebbe trattato col re dei Parti di prender una di lui figliuola. Dalle dicerie degli Alessandrini venne questa calunniosa voce. Già vedemmo che la maldicenza la trattava da Giocasta. Contra chi è odiato nulla è più facile che l’inventare delitti oltre al vero. Non può già negarsi che Giulia non fosse donna di rara avvedutezza e disinvoltura. Ancorchè il barbaro Caracalla le avesse ammazzato in grembo il figliuolo Geta1848, pure seppe ella contener le sue lagrime, per non accusare ed irritare il bestial fratricida; anzi contraffaceva in pubblico a dispetto del suo dolore il volto sereno ed allegro, perchè era notata ogni sua parola ed ogni menomo gesto. Non si accorda ciò col dirsi da Sparziano1849, che avendo ella sparse alcune lagrime in compagnia di alcune dame, poco mancò che Caracalla non facesse morir lei e tutte quelle sue confidenti. Ci assicura Dione ch’ella da lì innanzi fu sommamente rispettata dal figliuolo Augusto, e che a lei diede l’incumbenza di rispondere alle lettere e di fare i rescritti ai memoriali, con dover solo riferire a lui le cose più importanti. Stavasene in Antiochia allorchè arrivò la nuova certa che il figliuolo Caracalla era stato tolto dal mondo1850. Sopraffatta dal dolore, più pugni si diede sul petto, che irritarono forte un cancro che già l’affliggeva. Scaricando ancora la sua bile contra di Macrino, altro non desiderava che di morire; non già che ella amasse il perduto figliuolo, ma perchè colla morte di lui era spirata la somma di lei autorità. Tuttavia, perchè Macrino le scrisse con assai civiltà, lasciandole tutti i suoi uffiziali e fin le guardie, anche ella lasciò andare il pensiero di non più vivere. Informato poi Macrino del suo sparlare, e ch’ella facea dei segreti