Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/402

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maneggi per rendersi padrona dell’imperio, le mandò ordine di levarsi da Antiochia. Tra per questo, e per la nuova a lei pervenuta degli strapazzi fatti in Roma alla memoria e al nome di Caracalla, si lasciò essa dipoi morire col non volere cibarsi; benchè Erodiano1851 scrive, essere incerto se spontanea o forzata fu la di lei morte. Due giorni stette vacante l’imperio, perchè l’armata cesarea di Soria non sapea a chi conferirlo; e pur conveniva affrettarsi, perchè con poderoso sforzo di armati era già in campagna Artabano re de’ Parti, voglioso di vendicar le ingiurie e i danni a lui recati da Caracalla1852. Macrino esternamente parea non ricercare quella sublime dignità, per non dar sospetto all’armata di aver tenuta mano alla morte di Caracalla, ma segretamente faceva i suoi maneggi coi primi uffiziali, affinchè in lui cadesse la elezione. Per suggestione appunto di essi, nel dì 11 d’aprile, e non già per inclinazione che ne avessero, i pretoriani proclamarono Macrino imperadore: al che consentì il restante dell’esercito. Aveano prima tentato di alzare al trono Advento, prefetto anch’esso del pretorio; ma egli non avea voluto accettare, con allegar la troppo avanzata età. Anche Macrino fece alquanto lo schifoso, pure in fine mostrò di cedere alla lor premura1853. Diede un regalo ai soldati, e molto più ne promise. Per farsi anche credito presso i medesimi, assunse il nome di Severo; e però nelle monete1854 si trova chiamato Marco Opellio Severo Macrino: per lo che fu deriso, niuna attinenza avendo egli con Severo già Augusto. Vuol Capitolino che fosse da lui preso anche il nome d’Antonino; ma di ciò niun vestigio apparendo nelle monete e nelle iscrizioni, si crede un fallo di quello storico. Il nome bensì di Antonino, troppo caro all’esercito, diede egli a Diadumeniano suo figliuolo, con dichiararlo Cesare e principe della gioventù. Comparisce egli nelle monete1855 col nome di Marco Opellio Antonino Diadumeniano. Ha creduto il padre Pagi1856 che dal padre sul principio del suo imperio gli fosse conferita la podestà tribunizia, e che amendue prendessero il consolato dell’anno presente, sostituiti ai due consoli ordinarii. Ma questa opinione è appoggiata solamente a qualche medaglia1857, che sarà adulterata o falsa. Tale specialmente è, a mio credere, una, in cui Diadumeniano è chiamato all’anno seguente console per la seconda volta, ornato della tribunizia podestà per la seconda, imperadore, pontefice massimo e padre della patria. Dio sa se Diadumeniano fu nè pure imperadore Augusto. Erodiano1858, Dione1859, Capitolino1860 e Lampridio1861 o ne dubitano, o chiaramente il riconoscono non più che Cesare. Il che risulta ancora da una iscrizione esistente nel museo cesareo, e da altre nell’appendice da me1862 pubblicate, dove nell’anno seguente Diadumeniano tuttavia vien detto Cesare e principe della gioventù, e non già imperadore, nè console, e tanto meno console per la seconda volta. Ivi ancora s’incontra Macrino console, ma senza segno alcuno di aver egli altra volta tenuta la dignità consolare. Impostori di medaglie, non men che d’iscrizioni antiche, non sono mancati negli ultimi secoli. Scrisse poi Macrino lettere di molta sommessione al senato, il quale non fece difficoltà di accettarlo, qualunque egli fosse: tanto era il piacere di vedersi liberato dal carnefice Caracalla. Perciò il proclamarono patrizio romano1863, che