Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/563

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la cura dell’Italia, e probabilmente ancora dell’Africa, che nel comparto precedente andava unita con essa Italia, dovendo nondimeno esso Severo2886, a tenore del regolamento già fatto, dipendere dai cenni di esso Costanzo. Per segno di questo, come consta dalle medaglie2887, prese egli il nome di Flavio Valerio Severo. Nella stessa guisa Massimiano Cesare dovea prestare ubbidienza a Galerio Augusto suo zio materno. Già abbiamo detto come costui fosse vilmente nato. Aggiungasi ora ch’egli era una sentina di vizii2888. Spezialmente predominava in lui l’amore del vino, per cui sovente usciva di cervello; e perchè in quello stato ordinava cose pregiudiziali anche a sè stesso, ebbe poi tanto giudizio da ordinare che da lì innanzi nulla si eseguisse di quello ch’egli comandava dopo il pranzo o dopo la cena, se non nel giorno seguente. A questo vizio tenne dietro un’esecrabil lascivia, ed una non inferior crudeltà, ch’egli massimamente sfogò contra de’ cristiani, de’ quali fu fiero nemico ed asprissimo persecutore. Di che peso fosse costui, troppo lo provarono i popoli da lui governati, perchè da lui caricati d’insoffribili imposte, in guisa che sotto di lui restarono impoverite e spogliate le provincie, tutto rubando egli, per darlo ai suoi cortigiani e soldati. Vero è che Vittore gli dà la lode d’uomo quieto ed amator de’ letterati; ma, secondo Eusebio, non si sa ch’altri egli amasse, se non i maghi ed incantatori, i quali erano i suoi più favoriti. Siccome apparisce dalle medaglie2889, questo barbaro Daia o Daza si vede appellato Caio Galerio Valerio Massimino. A costui, secondo Eusebio2890, non lasciò Galerio tutto l’Oriente in governo, ma solamente la Soria e l’Egitto. Siccome dissi, Costantino, deluso dalle sue speranze2891, tuttavia dimorava a Nicomedia nell’armata del fu imperador Diocleziano, presso il quale s’era fin qui trattenuto, come ostaggio della fedeltà di Costanzo già Cesare, ed ora Augusto. Ed appunto in questi tempi esso suo padre con varie lettere andava facendo istanza a Galerio che gli si rimandasse il figliuolo per desiderio di rivederlo, massimamente da che si sentiva malconcio di sanità. Galerio avea delle altre mire per non lasciarlo andare. Imperciocchè, considerando il natural di Costanzo, assai dolce e pacifico, per cui lo sprezzava, e molto più la disposizione in lui di corta vita, a cagion degl’incomodi di sua salute, colla giunta ancora di poter egli disporre dei due Cesari a talento suo, siccome sue creature: già si teneva egli in pugno il dominio di tutto l’imperio romano per la morte di Costanzo; e quando occorresse, colla superiorità delle sue forze. Perciò, avendo in mano Costantino, non si sentiva voglia di licenziarlo, anzi nulla più desiderava che di torsi dagli occhi questo ostacolo al suo maggiore innalzamento, con levargli la vita. Ma non osava di farlo apertamente, perchè non gli era ignoto quanto affetto portasse l’esercito a questo giovane principe, dotato di mirabili qualità. Ricorse pertanto alle insidie e frodi. Prassagora, storico2892, il quale si crede che vivesse sotto lo stesso Costantino, o pur sotto i di lui figliuoli, lasciò scritto che Galerio obbligò un giorno Costantino a combattere con un furioso lione, ed egli in fatti l’uccise. Così, per relazion di Zonara2893, l’inviò un dì ad assalir con poca gente un capitano de’ Sarmati, che s’era inoltrato con molte soldatesche2894. Costantino v’andò, e, presolo per li capelli, lo