Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/600

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e d’agosto, essendo egli passato colà da Roma. La prima d’esse leggi3122, data in Roma stessa, servì a non pochi di una mirabil quiete; perchè vien quivi decretato che chiunque si trovasse da gran tempo in pacifico possesso di beni una volta spettanti al demanio del principe, ed acquistati o per donazione o per altra via legittima, ne resterebbe per sempre padrone. Nell’Africa si osservava un abuso, cioè che per debiti con particolari, o col fisco, le donne onorate erano per forza tirate fuori delle loro case. Costantino, sotto pena di rigorosi supplicii, e della vita stessa, proibì tal vessazione. E perciocchè egli di giorno in giorno facea maggiormente comparire la sua venerazione alla religion cristiana, per condurre soavemente e senza forza all’amor d’essa i suoi sudditi, nell’anno presente con una legge indirizzata3123 a Protogene vescovo, probabilmente di Serdica, permise ad ognuno di dar la libertà ai suoi schiavi nella chiesa alla presenza del popolo cristiano, de’ vescovi e de’ preti. Queste manomissioni si faceano in addietro davanti ai magistrati civili con molte formalità o varie difficoltà: laddove da lì innanzi costò poca fatica il farlo, e bastava per indennità de’ liberti cristiani un attestato de’ sacri ministri della chiesa. Fu poi confermata questa legge da Costantino e dai suoi successori con altri editti. Non ostante la dichiarazione del concilio d’Arles, e la precedente di un romano, tenuto sotto Melchiade papa, ne’ quali fu assoluto Ceciliano vescovo di Cartagine, e condannati come iniqui accusatori i Donatisti, imperversavano tuttavia quegli scismatici; e riuscì loro d’impetrar da Costantino un nuovo giudizio. Partitosi dalle Gallie, dove mai più non ritornò, e venuto a Milano l’Augusto regnante3124, quivi al concistoro suo nel mese d’ottobre si presentarono Ceciliano e le parti contrarie. Volle lo stesso imperadore con carità e pazienza ascoltar tutti ed esaminar tutto; e di nuovo la sentenza riuscì favorevole a Ceciliano, con restar nondimeno più che mai ostinati gli avversarii suoi, e continuar poscia lo scisma per più di un secolo nelle chiese dell’Africa. Se dicono il vero le leggi, da Milano passò Costantino nella Pannonia e Dacia nuova, veggendosi una legge da lui data nel dì 4 di dicembre in Sardica, indirizzata ad Ottaviano conte di Spagna, in cui ordina che i potenti, rei d’avere usurpato le donne, i servi o i beni altrui, o pur colpevoli d’altro delitto, saranno giudicati secondo le leggi ordinarie dai governatori de’ luoghi, senza permettere l’appellazione al prefetto di Roma, e senza bisogno di scriverne all’imperadore. Dovea essere necessaria questa severità per frenare gli abusi di coloro che, per la lontananza della corte e pel vantaggio dell’appellazione, si facevano lecito tutto ciò che loro piaceva. Nè si dee tacere che stando esso imperadore in Arles della Gallia nel mese d’agosto, Fausta sua moglie a lui partorì un figliolo nel dì 7 di quel mese. Aurelio Vittore3125 il chiama Costantino juniore; Zosimo 3126, secondo l’edizion del Silburgio, gli dà il nome di Costanzo. Il Tillemont 3127 ha esaminata tal controversia, ed inclina a crederlo Costantino juniore; nè altro, a mio credere, si dee tenere. Nella edizione di Zosimo fatta da Arrigo Stefano si legge Costantino; ed Eusebio 3128 e l’Anonimo Valesiano3129 decidono questa lite con dire che Costantino juniore fu creato Cesare, siccome vedremo nell’anno seguente; e Zosimo confessa che questo Cesare era nato qualche tempo prima in Arles. Fu egli poscia imperadore.