Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/610

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solamente a cielo aperto: perchè si figurava che le loro orazioni avessero per iscopo la salute e felicità di Costantino, e non già la sua, e che tramassero sempre delle congiure contra di lui. Fece inoltre cassare chiunque de’ soldati non sagrificava agl’idoli; cacciò in esilio i nobili professanti la legge di Cristo; e passò in fine a minacciar la morte a chiunque abbracciasse questa santa religione3196. Ma perciocchè la paura che egli aveva di Costantino il riteneva dal muovere una pubblica persecuzione contra de’ Cristiani, prese a farla il più cautamente o segretamente che poteva, con insidie e calunnie, le quali costarono la vita a molti innocenti vescovi, e l’atterramento di non poche chiese in Amasia ed in altre città, senza volersi riflettere all’infausto fine di tanti suoi predecessori, persecutori della Chiesa di Dio. Tutto questo non poteva se non dispiacere al piissimo Costantino, perchè contrario agli editti concordemente pubblicati in favor della religione cristiana, ed insieme ai patti della pace stipulata dopo la battaglia di Cibala; e tanto più che ciò parea fatto per far dispetto ad esso Augusto, professore e protettore di questa religione. Perciò a questi dissapori aggiunto l’altro che di sopra accennai della guerra coi Goti, si venne all’armi, ed ognun degli Augusti gran preparamento fece per terra e per mare. Zosimo3197 minutamente descrive la flotta allestita da Licinio consistente in trecentocinquanta galee raccolte dall’Egitto, Fenicia, Cipro, Bitinia ed altri luoghi, e in quasi centocinquanta mila fanti, e quindici mila cavalli cavati dalla Frigia e Cappadocia. Costantino, all’incontro, unì dugento grossi legni, due mila altri da carico, cento venti mila pedoni, con circa dieci mila cavalli. Che nel di lui esercito si contassero moltissimi Goti ausiliarii, lo abbiamo da Giordano3198. Venne Licinio a postarsi ad Adrinopoli con tutte le sue forze. Costantino anch’egli marciò da Tessalonica a quella volta colle sue, menando seco non già de’ maghi, indovini ed altri ciurmatori, come facea Licinio, ma dei santi vescovi e ministri della Chiesa, perchè delle orazioni loro più che mai avea allora bisogno, e in queste più che nelle armi metteva la sua fidanza. Per lo contrario strideva Licinio a tutto pasto della divozione di Costantino e de’ suoi cherici; e perchè a lui i suoi falsi aruspici e sacerdoti promettevano senza fallo vittorie, tutto altero e coraggioso si dispose alla pugna. Ma prima fece di molti sagrifizii in un sacro bosco ai suoi idoli, e tenne un ragionamento ai suoi cortigiani, proponendo che si vedrebbe ora chi avesse più forza, o tanti antichi suoi dii, o pure il nuovo e vergognoso Dio di Costantino. Stettero qualche dì le due armate a vista, ma separate dal fiume Ebro nella Tracia. Costantino, impaziente di venir alle mani, finse di voler gittare un ponte ad un passo stretto con preparar gran copia di materiali3199; ma un dì condotta seco parte dell’esercito suo, passando per mezzo ad una folta selva, andò a trovar un guado dianzi adocchiato in quel fiume. Passò egli arditamente con soli dodici cavalieri, ed immantenente si scagliò contro i primi delle guardie nemiche ivi esistenti, che sbalordite per l’impensato assalto, parte restarono trucidate, parte diedero alle gambe. Ebbe con ciò comodo la di lui armata di passar tutta di là dal fiume; e in quello stesso giorno, come sembra indicare lo storico Zosimo, o pure in altro dì, egli è fuor di dubbio che si venne dipoi ad una giornata campale. Secondo il calendario del Bucherio3200, nel dì 3 di luglio accadde quel memorabil e sanguinoso conflitto, in cui il segnale dato ai soldati dalla parte di Costantino fu Dio Salvator nostro3201, e coll’