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120 | Delle Croniche di Trento |
nemici capitali de Christiani, mà principalmente in nei Santi giorni, ne quali celebriamo l’esequie, & Sacri Misterij del nostro Christo, tanto da lor odiato, per il che non fù bastante qual si voglia terrore, & incontro premeditato, per ritrahergli da tal pensiero, & precipitosa deliberatione. E loro costume, potendo, in quelli giorni havere Fanciullo Christiano, senza che alcuno s’accorgi trasportarlo alla lor Sinagoga, & quello in sprezo della nostra Christiana fede privarlo crudelmenre di vita, & il sangue cavato dalle vene, & carne, qual, quei lordi circoncisi, mescolato con suoi azimi (cosi chiamano il lor pane senza levato) in questa guisa condito mangiare, acciò con la fragantia del odor Christiano dij loco, & si consumi il lor putrido fetore; questa sorte di sacrificio dimandano Ioel, cioè Giubileo. Ma acciò si fatto lor malvaggio pensiero non andase all’orecchie de servi, quali in habiti succinti discorrevano per casa, preparando tutte quelle cose, ch’erano necessarie per quel giorno solenne, con gesti notificavano doversi il tutto essequire con ogni secretezza. Il giorno seguente, che fù il mercordì, doppò questi trattati, ritornarono alla Sinagoga, consultarono di nuovo questo particolare con maggior diligenza; & ponderatione, trattando in qual luogo potessero più commodamente, & sicuri sacrificare il fanciullo, quando alcuno con frodi l’havesse potuto inganare.
Angelo, & Tobia diffendono ostinatamente, doverlo in quel medemo luogo sacrificare, per esser spatioso, & separato dalle contrade Publiche, le loro case ritrovarsi molto picciole, anguste, & strette, & perciò non atte per tal importante negotio. Gli pareva la casa di Samuele assai più opportuna, per esequire questo lor desiderio, si per haver in pronto molte altre cose necessarie, si anco per esser più ampia, & spatiosa. Fù questo pensiero reputato il megliore, & da tutti abbracciato. Determinato il luogo, restava concludere con qual arte, & ingani si potesse rubare, & condure il fanciullo senza che alcuno se ne potesse accorgere. Ogn’vno diceva la sua; doppò lunga disputa, Samuele fece chiamar à se il suo servo Lazaro, comparve subito, à cui disse il maledetto Samuele. Lazaro mio se ti basta l’animo, se con l’astutia tua ti da l’ardire d’ingannare, & rubbare un fanciullo Christiano, & condurcelo qua nella nostra Sinagoga, senza punto tardare, ti voglio far un regalo di cento Filippi, ò Reali. Al qual habbiamo inteso respondesse. Quanto da me dimandate Signori miei Reverendi, è cosa molto difficile, & ardua, se ciò voglio affaticarmi per gratificar-