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Pagina:Annali overo Croniche di Trento.djvu/265

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238 Delle Croniche di Trento

tutti lo predicano tale. Vien giudicato di tanta prudenza, tanto sapere, & tanta virtù, che niun può imaginarsi cosa per difficile ella sij, che questo gran Campione non habbia à maneggiarla, diffenderla, & essequirla.

Quanto manco certa, è longa è la vita de mortali, tanto maggiormente dovete, mentre dal Cielo v’è concesso, godere la vita, & virtù di questo valoroso giovine. Confutiamo d’avantaggio l’opinione di quelli, che dicono essere cosa insolita, & inusitata commettere un Imperio al giudicio d’un animo giovinile. Direi quando non vi fosse più che chiaro, che gli Romani, da quali dobbiamo in questo luogo regerci, riguardavano nelle cose spettanti alla pace, la consuetudine, nelle cose toccanti la guerra, l’utilità: non eran soliti adattare le conditioni de tempi à consigli, mà conforme richiedevano gli casi, aggiustavano gli consigli. Al calamitoso tempo di quella Republica constituirono Generalissimo delli lor Eserciti Pompeio ancor giovinetto, & volsero che la guerra si facesse sotto la sua condotta.

Accetò questo il commando, l’esercitò con grande sua lode, maneggiò con mirabil prudenza, & purità le cariche, che gli furon adossate, governò con indicibil integrità le Provincie, à se commesse, combattè, vinse, ridusse felicemente à fine le gravi incomminciate guerre, & ridusse l’Esercito vitorio alla patria.

Ottaviano parimente vi dovete riddure à memoria, che all’hora giovinetto, poi cognominato Augusto, essendo travagliata da civile, & intestine discordie la Republica, prese col parere de buoni Cittadini la diffesa di quella confusa Città, & felicemente la governò con tutto l’Imperio Romano. Mi sovengono molti altri simili esempij, quali per non andar in lungo hò giudicato tralasciargli. Non dica dunque (ottimi Prencipi) alcuno essere cosa inaudita, inusitata, & contra le leggi quello, che gli nostri antichi, esperti nel modo di governare, praticarono; Dalla cui auttorità, instrutti dobbiamo alle volte tralasciate le leggi, obedire alle varie contingenze de tempi, è necessario regersi ben spesso secondo l’uso delle Republiche, sprezzati gli pareri, e gli affetti d’huomini poco pratici.

Non sarà dunque cosa inaudita ne contra alcun statuto l’eleggere un giovine Imperatore, rilucerà maggiormente questa verità quando havrete conosciuto, che la stima da popoli conceputa della virtuosa indole di Carlo, che tanta è quanta mai puote verun altro aquistare, vien approvata dal giuditio universale delle nationi, & dal testimonio del medemo Dio. Guardansi pur quelli, che contendono assolutamente la gioventù non essere atta per gli Imperij, non sijno tacciati, & reputati auttori dell’iniquità, reprobando in cotal guisa la commune auttorità, & gli medemi oracoli Divini, fatti à prò della gioventù di Carlo.

E necessario hora il descendere à più chiare risposte, e sodisfare à quelli che