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Libro Decimoterzo. 363

peratore, & dal fratello, fù costretto passarsene à Viena, ove con gli Commissarij del Vaivoda si dovevano trattare gli appontamenti della pace.

[Si tratta del Regno d'Ongaria.] Il Gritto, à cui prima era stata commessa la carica d’Arbitro, poco avanti in Transilvania dall’armi colto all’improviso, ed oppresso, crudelmente se ne morì. E perche si doveva trattare d’un Regno impose il Re à suoi Commissarij, eletti per questo affarre, che si portassero fedelmente, & maneggiassero questo suo interesse così relevante con ogni diligenza, e vivacità.

Il Clesio fù il capo, senza il quale non sperava cosa di buono. Quindi, perche desiderava fussero più che d’ogni altro, le cose sue da questo Prelato agitate, questa volta, & molt’altre, volse che gli si dasse il primo luogo. Venero dunque d’accordo al Trentino, alla cui presenza si disputava la causa, & ancorche più volte fosse stata agitata, non fù però conchiusa cosa veruna. Onde tirata in contese sino al primo d’Agosto, fù finalmente di commun consenso prorogata sino al primo di Febraro dell’anno 1536.

In cotal guisa conchiusi gli negotij Regij in quel Congresso, da diverse cause constretto se ne ritornò alla Patria, & ivi dopò haver con ogni diligenza provisto, à quanto era necessario, per mantenimento delle cose famigliari, e domestiche, e dopò haver disposto quanto si richiedea, per la perfettione delle fabriche, a fine di non essere trattato scordevole della di lui propria salute, massime essendo di corpo non molto sano, andò in fretta à Padova, Città antica d’Anthenore, ove prese consulti da Medici peritissimi. Spediti poscia questi suoi particolari interessi, in due giorni (con tanta diligenza, e spirito esequiva ogni suo affare) se ne ritornò a casa. Ma non havendo, alcun riguardo alla sua persona, per non mancar mai nelli negotij Regij, & in quelli della Religion Christiana, s’accinse repentinamente ad un’alro pelegrinaggio da Trento, à Viena, prima detta Villabona, premendogli oltre modo di continuo il pericolo della guerra d’Ongaria.

[Il Trentino và alla volta di Viena.] In questo tempo Carlo Imperatore, che vittorioso haveva terminata la guerra barbarica, era ritornato à vele gonfie dall’espeditione, e campagna d’Affrica in Scicilia, & d’indi per il corso più breve à Napoli.

Ariadeno Barbarossa (per lasciar da canto gli pirati d’altre barbare genti) essendosi datto alli latrocinij infestava con poderosa armata, ammassata con gli bottini, & spoglie de Christiani, tutto il Mare, e faceva schiavi gli Mercanti, sorpresi in qualunque