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386 Delle Croniche di Trento

tempo, acciò eccitassero con il lor stravagante modo di procedere, e parlare il riso, apportasserogusto, sollevassero gli animi dalle molestie, è per qualche tempo gli distrahessero dalli pensieri di guerra, di modo che gli spettatori mai stanchi, ma dalla varietà de giochi sempre recreati, con lieto animo sentissero, & attentamente vedessero quanto veniva rappresentato, e fatto. Non furon però mai introdotti pazzi vitiosi, e laidi nel parlare, manco vergognosi Buffoni, meno altri, che nelli lor detti faceti prorumpessero in detti men honesti, & gli loro parlari non fussero conditti con sale di temperanza, ma solo tali, che, havuta in consideratione la qualità del luogo, e delle persone dassero conforme la dignità delli hospiti materia di ridere, senza però in contro alcuno offendere l’orecchie pudiche delle Matrone, & altre persone Religiose.

Non fù cosa più ben custodita, che l’honestà, qual era stata raccomandata, e sotto gravi pene ordinata. [Fiacole di diverse sorti.] Ne tampoco di notte tempo si tralasciò cosa, che potesse dimostrare pubblica allegrezza, perche da tutte le Torri, e Campanili, che in quella Città sono spessi uscivano à guisa di folgori, ardendo di lontano, Torcie fatte di pece, diffondevano queste, e spargevano, per le tenebre l’ardente fiamma, è con tremola luce illustravano gli coperti delle case, in modo che di man in mano, e di contrada in contrada pareva, farsi giorno. Non meno dalli Monti, che alla Città soprastavno vicini vibravano, e lanciavano con occulta, e maravigliosa arte fuochi artificiati. Havresti veduto in quel luogo volar per l’ombre notturne fumiganti balle.

Altrove in sù l’imbrunire, sfere di fuoco vomitarsi, come se uscissero, con infernal furia dalle più cupe caverne de Monti, che poscia nel mezzo dell’aria ripercosse, con gran ribombo si rompevano; come se l’arte imitasse la natura, quando dalla rottura delle nubi si sente il strepito; gli vapori infocati saltavano in diverse parti, quali per la caliginosa notte spezzati, e sparsi in diversi luoghi scorrevano per varij tratti, e bande del Cielo, e disegnando con la fiama la strada, cadevano in terra.

Era parimente cosa di non minor stupore il vedere, per l’altre parti della Città, faci scintilanti, portate per l’aria, che solcato il Cielo, lasciavano di se gli vestigij fatti, altre che in alto ardendo facevano più lungo il lor sentiero, e dopò haver avanti il conspetto del popolo transcorso con la lor gran luce buona parte dell’aria, venivano à nascondersi, e perdersi fra le selve.