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94 Azioni di Generali

za: si mantenesse il dominio della Campagna: si ricuperasse il credito perduto, e si distruggesse il concetto sparso per l’Europa, che più non vi fossero forze bastanti a difendersi. Per tanto sulla fine del Febbrajo attraversò le montagne cariche di nevi, si mosse, chi vuole con soli sette mila Cavalli, e chi con l’aggiunta di sei mila a piedi. Avvicinatosi a Fraiberg diede segni agli assediati, che con la viva forza gli avrebbe liberati. Non istimò il Tosterdon nè d’aspettarlo, nè d’incontrarlo. Improvvisamente levò il Campo di notte, e si ritirò più addietro. Glorioso il Piccolomini, per avere senza danno fatti ritirare gli Svezzesi, si licenziò dall’Imperatore per entrare al servigio del Re di Spagna, da cui era chiamato, come suo Vassallo per il Feudo d’Amalfi conferitogli.

b

1643.

I

N vece di D. Ottavio volle l’Imperatore, che il Conte Mattia Galasso ripigliasse il comando de’ suoi eserciti. Il Conte avrebbe ripugnato ben volontieri, stante la declinazione grande, in cui erano caduti gli eserciti Austriaci in Alemagna. Tre battaglie eransi perdute nell’anno decorso. Le milizie rimaste trovavansi discoraggite de’ passati incontri infelici. La concordia cogli altri capi non appariva sperabile, stante la pretensione loro, di farla da primi comandanti. Un nuovo nemico erasi suscitato contra gli Stati Imperiali, ed era il Ragozzi, a cui veniva promessa da’ Nemici di Casa d’Austria la padronanza di tutta l’Ungheria Austriaca. Tante difficoltà avrebbono abbattuto ogni altro spirito, e determinatolo a fermarsi sulla negativa. Ma l’affezione, che regnava ardentissima nel General Galasso per il sostentamento della Casa Imperiale, sormontò tutti questi ostacoli, e lo sottomise ad una ubbidienza la più ardua, che possa abbracciare un cuore magnanimo. L’istesso Arciduca Leopoldo, disgustato da’ Consiglieri della Corte, erasi ritirato al suo Vescovato di Passavia, e si protestò, che non andrebbe alla guerra, quando Persone togate volessero dar leggi a persone di spada. D. Camillo Gonzaga, peritissimo nell’arte di munir le piazze, intendentissimo dell’arte militare, e del pari valoroso, era passato al servigio de’ Veneziani. Il General Borri Fiorentino veniva chiamato dal suo Padrone il Gran Duca, per soprastare alle milizie Toscane. D. Annibale Gonzaga, non inferiore al Fratello, era trattenuto al Governo di Vienna, in cui Cesare lo voleva, perchè molto confidava nella di lui custodia. La mancanza di tanti soggetti di buon consiglio, e di braccio forte, di più Italiani, ch’è quanto dire del partito medesimo del Galasso, e conformi al di lui sentimento, rendevano più scabroso il comando allo stesso Galasso. In tanta disuguaglianza, ed insufficienza di potere, determinò Egli di rimanere sulla difensiva,