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e di Soldati Italiani. 93

te Lodovico Ghislieri Bolognese, il quale rivolto il Cavallo, spintosi arditamente addosso due de’ più avanzati nemici, uno ne uccise con pistola, ferì l’altro colla sciabla, con che diede tempo al Piccolomini d’avanzare strada. Egli oppresso dalla moltitudine, si diede prigione. Richiesto, chi fosse, rispose in maniera che fu creduto il Generale. Poco dopo da altra partita Austriaca sopravvenuta fu ricuperato, e messo in libertà. Il Ghislieri in ricompensa dell’azione magnanima fu decorato da Cesare colla dignità, ed onore di Colonnello. La battaglia durò tre ore, e fu sanguinosissima. Ella seguì nel Campo medesimo, in cui il Re Gustavo riportò la prima Vittoria. I vinti vi lasciarono la metà de’ suoi fra morti, e prigioni. Tutti i Generali si diportarono con valore; ma gl’Italiani si distinsero singolarmente, e sopra ogn’altro il Piccolomini, il quale fece conoscere, che non timidità, nè imprudente pusillanimità, ma saggio consiglio lo aveva tenuto sospeso dall’accordare la battaglia. Condotta simile hanno praticato in più occasioni Generali Italiani. Vantar minor animo, per non istimolare a’ conflitti incerti, e pericolosi, ma poi, impegnati in essi, operare con animo sommo sempre presente, e sempre imperterrito.

Il Piccolomini, niente smarrito di cuore per i pericoli incorsi, si ridusse in Lipsia. Ivi lasciò un buon presidio con istruzione al Comandante, di protraere a lungo la difesa, per dar tempo da rimetter l’esercito. Di là passato celeremente a Zuiccau, si diè fretta a raccogliere le genti sbandate. Lo stesso praticava l’Arciduca. Con tali diligenze si radunarono da cinque mila Cavalli, assistito da’ quali D. Ottavio si portò ad Egra, per far animo al Governatore di Lipsia, di sostenersi bravamente, come fece contra l’oppugnazione, tirata innanzi dagli Svezzesi a dispetto de ghiaccj, che incrudelivano. Solo a’ sei di Decembre la Città si rendette, e ne uscì con patti giusti la Guarnigione. Il Tosterdon, assuefatto a trattare l’armi sotto Clima più rigoroso, proseguì a campeggiare non ostante le nevi, che ricoprivano il terreno. Dopo acquisti minori strinse la Piazza di Fraiberg, e v’aperse sotto due attacchi con quattro batterie, guernite da buon numero di Cannoni, che fulminavano il recinto. Versava un gran nembo di fuoco sopra le case de’ Cittadini colle bombe, ed altri artificiati. L’Elettor Sassone, a cui appartiene, l’aveva munita. Dalla continuazione di sì bella difesa s’approfittò il General Piccolomini, per mettersi in forze da darle poderoso soccorso. Andato a Vienna l’Arciduca, assunse l’incombenza di porre in piedi un nuovo esercito. Ritirò dalle piazze le genti veterane, v’introdusse le raccolte di fresco. Provvide d’armi quelli, che le avevano gettate via. Rimontò i Cavalieri rimasti a piedi: S’affaccendò senza riposo per ben disciplinarli tutti. Ottenne dall’Imperatore ampia facoltà di muoversi contra il parere de’ Consiglieri che gli avevano mandata ristretta. Egli, tutto cuore per gl’interessi di Casa d’Austria, amava, che si confermasse costante il Sassone nella Collegan-