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e di Soldati Italiani. 99

mase prigione per essersi allontanato troppo col suo Squadrone dagli altri. Dopo questo fatto il Tosterdon, accresciuto dalle soldatesche Assiane al numero di tre mila cavalli, e due mila Fanti, soldatesca tutta veterana, divise l’esercito in tre corpi. Assegnò il primo al Chinismarc, perchè continuasse il blocco di Magdeburg, impedisse l’ingresso in quella piazza a qualsisia vettovaglia colla mira d’obbligare il Galasso, a rimettere nelle sue mani quella piazza. Il secondo al General Vittemberg con incarico di campeggiare, ed accorrere, ove fosse chiamato. Col terzo più forte s’incamminò in attenzione di penetrare nelle viscere de’ paesi Austriaci. Ma perchè abbisognava di denaro, chiese alla Corte di Parigi, che gli fosse anticipato il pagamento di cento mila Talleri, soliti a contribuirsi nella vernata, i quali gli furono spediti prontamente. L’Imperatore, premuroso di ritirare il Galasso colle Truppe, rimaste al medesimo, dalle angustie di Magdeburg, indirizzò il General Montecuccoli all’Elettor di Baviera, per chiedergli soccorso di gente da accrescere il proprio esercito, destinato ad introdurre viveri nella Città assediata. Eseguite queste istanze doveva il Conte passare uffizj consimili al Duca di Lorena, per disporlo a condursi egli pure in Boemia all’effetto medesimo, giacchè il Generale Svezzese nella vernata più orrida proseguiva a star in campagna, e ad occupare varj luoghi nella Misnia, e Voitlandia. Duravano in tanto le angustie del Galasso in Magdeburg. Ma questo Generale, quantunque infermo, rinvenne il modo di far uscire dalla piazza il maggior nervo delle proprie soldatesche. La stagione erasi fatta più clemente, e cominciavano a disciogliersi i ghiacci del fiume Albi, dalla di cui violenza furono fracassati i ponti eretti dagli Svezzesi, per tenerlo ivi rinserrato.

Seppe il Galasso prevalersi di questa favorevole congiuntura, per indirizzare, e metter in sicuro le genti sane in Vittemberg, Città amica dell’Elettor Sassone. Consistevano questi in due mila Fanti, trecento Cavalli, cinquecento smontati con dodici Cannoni, e il bagaglio. Diede a’ loro Uffiziali istruzioni saggie, colle quali governarsi. Marciarono questi in buona ordinanza, e pervennero senza il menomo danno nella Città disegnata; ove riposando per alcuni giorni trascorsero più oltre in Boemia, e si congiunsero al Generale Asfeld. Era pur anche ritornato alla Corte il Montecuccoli, con aver concluse felicemente le sue incombenze, ed ottenuta dal Bavaro promessa, di spedir in Boemia tre mila Cavalli, e due mila Fanti1. Non si dimenticò di sè medesimo il Galasso. Quantunque aggravato dal male, indirizzò a Cesare una prolissa Scrittura, colla quale giustificava le azioni della passata Campagna con ragioni sode, e chiaramente concludenti, in modo che appagarono l’animo di Cesare, e de’ più accreditati Ministri. Rimesso poi

  1. Mercurio medesimo del Siri tomo quarto, e quinto.