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106 Azioni di Generali

pose l’Arciduca, ch’egli a primo tempo, trascurando le urgenze gravissime de’ proprj Stati Patrimoniali, era passato colle maggiori sue forze, a congiungersi co’ Bavari, co’ quali accostatosi agli Svezzesi, gli avrebbe rovinati, se non fosse stato impedito da qual comando intempestivo, spiccato dall’Elettore a’ suoi Capitani, per compiacere i Ministri Francesi. Dalla ritirata delle truppe Bavare erano gli Svezzesi divenuti più animosi, e dopo l’arrivo del Turena avevano fatti passi arditissimi. Esso poi Arciduca aver dovuto governarsi con circospezione, non essendo sicuro, che i Bavari, benchè di poi riuniti, non avessero altri ordini, che gli gettassero a terra le proprie risoluzioni, come avevano praticato in avanti. Essersi egli tenuto coll’esercito in siti, che coprivano buona parte della Franconia, e le provincie Austriache. Tanto più che a lui era pervenuto avviso, uscito dalla Corte Elettorale, come da Parigi era assicurato esso Elettore, che l’unione del Turena coll’Urangel erasi fatta per l’impegno dell’antica Alleanza; ma non avrebbe inferito male alcuno alla Baviera, e pure era accaduto tutto l’opposto.

Queste vicendevoli querele disgustarono acerbamente i due Principi Cognati. E però l’Arciduca, invitato dal Re di Spagna, ad assumere il governo de’ Paesi bassi Cattolici, dove le dissensioni fra Capi militari apportavano danni gravissimi agl’interessi di quelle provincie, volontieri abbracciò l’impegno d’andarvi. L’Imperatore, rammentandosi, come assai meglio la condotta de’ suoi eserciti era proceduta sotto la direzione del Generale Galasso, volle per ogni modo, ch’egli ne ripigliasse il comando. Ma quando nell’anno prossimo era in procinto d’uscire in Campagna, un’infermità dolorosissima lo tolse di vita con detrimento gravissimo degl’interessi di Casa d’Austria.

Il Conte Mattia Galasso merita la stima d’uno de’ maggiori Capitani del suo secolo per li grandi talenti, de’ quali era dotato, e per le illustri imprese, che promosse ad ottimo fine. Venuto al mondo con inclinazione alla guerra, cominciò da giovanetto, ad accostumare il suo corpo ne’ patimenti, e a non paventare nello spirito i pericoli. Col merito di segnalate azioni passò di grado in grado alle sublimi cariche degli eserciti. Possedeva un giudicioso ingegno, e grande intelligenza militare. Di queste doti si prevalse, a maneggiare saviamente la guerra. Sapendo, a quanti pericoli è sottoposto l’esito delle battaglie sfuggì di cimentarvisi, se non quando era quasi certo di vincere. Sagacissimo, ed industrioso ne’ stratagemmi militari, si prevaleva di questi per abbattere i nemici, e più volte gli riuscirono felicissimamente. Professava affezione sviscerata a’ Cesari suoi Sovrani, in di cui servigio per occorrenze penuriose impiegò il proprio denaro, assoldando truppe, e talvolta ancora sostentandole. In diverse fazioni difficili, e scabrosissime fece conoscere la sua prudenza, e destrezza1. Radrizzò molti affari, che

  1. C. Gualdo. Vite degli Uomini illustri in guerra. V. Galasso.