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e di Soldati Italiani. 115

tati della pace generale, come stava pur’espresso negli articoli, concordati per quella tregua, ch’ella dovesse promuoverla. Ma poi da Persone autorevoli, e degne di fede intese, che dopo l’armistizio suddetto, tanto i Plenipotenziarj Svezzesi in Vestfalia, quanto i Protestanti alzavano le pretese a depressione della Casa d’Austria, e a propagazione della libertà di coscienza nell’Imperio. Intendeva ancora continui rimproveri, che contra di lui si spargevano ne’ pubblici congressi da’ Cattolici per la neutralità abbracciata. Dal Fratello Elettor di Colonia fu ragguagliato, come gli Svezzesi contra il convenuto proseguivano le ostilità a’ danni di lui. Per esprimere accertatamente la cagione primaria, per cui l’Elettore recedette dalla neutralità, ripeterò le parole di Nobile Istorico, e savissimo Politico, ove dice, che dalla tregua conclusa da lui, scorgendo l’Elettore l’eccidio della Religione, e dell’Imperatore, ruppe ben presto la neutralità cogli Svedesi1. Altra ragione lo mosse, ed era la necessità, che aveva il Mondo Cattolico, di conservare gran Stati, e grande possanza nella Casa d’Austria, la quale posta a’ confini degli Ottomani, era il più prossimo, e maggior propugnacolo della Cristianità contra le invasioni pericolosissime degli Infedeli. Altro riflesso ebbe forza nel di lui spirito; ed era, come non compliva la depressione della Causa d’Austria loro nazionale, per condursi sotto la soggezione, e dipendenza degli Stranieri.

Risolse per tanto l’Elettore, di sagrificare sé medesimo, e i suoi Stati a qualunque evento per bene comune della Religione, e di Cesare, fortissimo sostegno d’essa. Intimò agli Svezzesi le cagioni di tale determinazione. Spedì poi parte delle sue truppe, ad augumentare l’Esercito Cesareo sotto al Milander, che con tale rinforzo obbligò i nemici ad uscir di Boemia con perdita di gente. Allora i più savj Generali proposero d’inseguir gli Svezzesi, e tentare la loro distruzione; giacché le circostanze d’allora lo permettevano. Ma il Milander contra l’opinione comune volle condurre l’armata Cesarea per fini suoi particolari nel Langraviato d’Assia. Il viaggio fu lungo, e costò gran patimenti alle Soldatesche. La dimora riuscì peggiore, per esser quella Provincia, quanto feconda di bravi guerrieri, altrettanto scarsa di provvisioni da alimentarvi una grossa armata. Consumò il tempo in assedj di piccole Piazze. Finalmente dovette ritirarsi di colà coll’Esercito, mezzo ruinato, e particolarmente la Cavalleria per mancanza di foraggj.

1648.

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U questo l’ultimo anno della guerra d’Alemagna, in cui però l’ingegno, il buon consiglio, l’intrepidezza, e il valore de’ Generali´

  1. Nani Istoria Veneta in Bologna pag. 84 tomo primo.