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e di Soldati Italiani. 117

li, che aveva condotti. Nel meglio della zuffa esso Milander fu ucciso. La morte del primo capo cagionò la disfatta di quel Corpo colla perdita di otto Cannoni. Ciò non ostante il Montecuccoli rimise la Cavalleria, e la congiunse ad altri pedoni, che incontrò in distanza di più miglia di viaggio. Con essi si collocò dietro ad un fiumicello, e trattenne per qualche tempo gli assalitori. Questi, vedendo tanta resistenza, dovettero attendere il Cannone per isforzare il passo. Arrivarono loro quindici, o sedici pezzi, e cominciarono a sparare terribilmente contra gl’Imperiali collocati sulla sponda opposta. Il Duca Ulrico di Vitemberg comandava a quel posto. Con una intrepidezza ammirabile sostenne sino alla notte la sponda di quel fiume. Le batterie Svezzesi davano furiosamente in mezzo a’ battaglioni, e agli squadroni Austriaci. Ma questi a misura che cadevano i morti, restringevano le file, e si rendevano inespugnabili col continuo fuoco de’ loro Moschetti, senza mostrare temenza veruna. I Fanti del Turena vollero aprirsi il passo colla forza, ma vi lasciarono cento cinquanta de’ suoi senza poterlo guadagnare. Al favore del gran contrasto, che frappose colà il Duca Ulrico, il Montecuccoli, ed altri Generali assemblarono tutti i quartieri delle loro genti, e coll’oscurità della notte si ridussero di là dal fiume Lec. Sette ore continue durò il conflitto. Una relazione Francese, parlando del Montecuccoli1, dice, che in questa ritirata Egli non poteva operare meglio, di quello che fece. L’Istorico Alemanno assicura2, ch’essendosi addossato l’Uffizio del defonto Milander, con prudente ritirata ridusse in salvo al men male, che fu possibile, la Fanteria, e la Cavalleria Cesarea; del che ne fu molto lodato dal Duca di Baviera appresso a Cesare.

Anche il Conte Pompei, avendo date in questo cimento gran prove d’intelligenza militare, e di coraggio fu singolarmente comendato dall’Imperatore, e ringraziato del suo degno, e valoroso operare.

Da’ vantaggi riportati in questa giornata animati gli Svezzesi, e Francesi, si avvicinarono al Lec per superarlo. Nel primo incontro furono ripulsati vigorosamente da’ Cesarei, schierati sull’opposta sponda. Ma, presentatisi ad altro sito più abbasso, trovarono aperto il passaggio; mercecchè quegli, i quali dovevano difenderlo, sorpresi da vilissimo timore, la notte l’abbandonarono. Conchè spalancatosi l’ingresso nella Baviera, l’Urangel, e il Turena v’entrarono, e s’impadronirono di tutto il Paese aperto sino al fiume Enno. L’Elettor Bavaro, introdotte buone guarnigioni nelle Città forti, lasciò che l’Esercito Austriaco si ricoverasse di là da questo fiume. Lo comandava il Baron di Fornammont per provvisione sino all’arrivo di D. Ottavio Piccolomini, richiamato in tutta fretta dall’Imperatore. Questo Signore era sta-

  1. Memorie di Turena parte prima pag. 73.
  2. P. Vagner Vita Leopoldi Caesaris pag. 555 partis primae.