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120 Azioni di Generali

sero. Il Piccolomini, che marciava inanzi al suo esercito, per riconoscere i siti, ed il paese, discoperse da certa eminenza i nemici, e però fatta con prestezza trasportare tutta la Cavalleria con qualche numero di fanti, schierolla in un fondo coperto, e formatine tre corpi l’uno sulla sponda diritta sotto il Montecuccoli, l’altro in mezzo condotto dal Rausemberg, ed il terzo sulla sinistra dal General Vert, Esso poi con altri Cavalli, e Fanti s’impegnò a sostenerli. Assalirono impetuosamente i tre Generali Cesarei. Fugarono le prime truppe nemiche; e non ostante il gran fuoco de’ Dragoni ne uccisero da sette in ottocento, più di mille ne fecero prigioni. Quantità di gente abbandonati i proprj Cavalli si salvò a piedi attraverso di quella palude, e tra questi l’istesso Urangel con altri Generali.

Poco dopo i nemici diedero più addietro, incamminandosi verso il Fiume Lec. Dubitò il Piccolomini, che quelli meditassero l’assedio di Lansberg. Per tanto con velocità tenne lor dietro attraverso a molte acque, e paludi, che difficoltaron non poco la marcia. In vicinanza del Lec i due eserciti furono a veduta l’uno dell’altro. Ma essendo rimasta addietro per le cattive strade l’artiglieria, non potette il Piccolomini cimentarsi alla battaglia. Usciti dalla Baviera i Svedesi, e Francesi, il Piccolomini s’avvicinò al Danubio, che alli 24 d’Ottobre tragittò ad Ingolstadt per coprire il Palatinato superiore, e prevenire la loro andata in Boemia, caso che occorresse. Si avanzò a Dietfourt sulla sponda dell’Altemul in faccia a’ nemici, attendati dietro il fiume Verniz.

Poco dopo i Francesi, e Svedesi si divisero in varie Città, e Terre di quel Vicinato. Allora il Piccolomini, condotto l’esercito a Camb, lo avvicinò pian piano a’ confini della Boemia con intenzione, di lasciare colà i Bavari sicuri1, perchè lontani da’ nemici, come anco coperti da parecchi piccoli fiumi; ed Egli colla Cavalleria Cesarea, e colla Fanteria meglio in gambe spiccarsi all’improvviso verso Praga con risoluzione di piombar addosso agli Svedesi, che assalivano quella Città, sperando di disfarli,, e di levar loro l’artiglieria, ed il bagaglio, come aveva fatto a Camb contro il Banner. Spedì dunque il Montecuccoli al Duca di Baviera, per rappresentargli sì magnanimo disegno, e l’utilità che ne ridonderebbe al pubblico bene. L’Elettore nell’età troppo avanzata in cui era, soverchiamente inchinato al timore, e poco amico delle risoluzioni ardite, ed arrischiate, non volle condiscendere alla proposta fattagli. Lodò bensì la prudente condotta, e l’invitto valore del Piccolomini, e degli altri Generali, ringraziando ogn’uno del zelo dimostrato in suo servigio e dell’opera prestata in liberare da’ nemici i suoi Stati. Ma già il soccorso da lui mandato a Praga era giunto nelle vicinanze di quella Città, e prossimo ad entrarvi.

Sin allora avevano difesa la parte maggiore di quella Città due Cavalieri Italiani, il Maresciallo Co. Ridolfo Coloredo, e con più assiduità, perizia

  1. Nello stesso tomo del Mercurio.