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e di Soldati Italiani. 121

militare, e valore indefesso perchè più giovine, D. Innocenzio Conti de’ Principi Romani di quell’Illustre Casato. La parte minore, divisa dal fiume Molda, era caduta in potere degli Svezzesi. Certo Uffiziale Boemo caduto in grande povertà, per essere stato infermo, nè potuto ottenere da Ministro di Cesare qualche trattamento, con cui vivere, benchè ne avesse la promessa dall’Imperatore, si gettò dal partito del Chinismarc, e a lui offerse la sorpresa di Praga, quando volesse secondare i di lui attentati. Lo Svezzese aderì alla proposta, e la notte de’ 26 Luglio portatosi con Soldatesche sotto le mura della piccola Città, dove erano certe aperture mal custodite, per esse intromise i suoi Soldati. Sforzò il Corpo di Guardia; s’impadronì del Palazzo Imperiale; imprigionò più di dugento Signori principali, tra’ quali il Cardinal d’Arac. Saccheggiò tutte le Case, riportandone grosso bottino d’un milione. Chiamò a sè il General Vittemberg con altro corpo Svezzese, e si preparò all’espugnazione della Città maggiore detta Vecchia, e nuova; ma non potè prevenire il General Cesareo Conte di Buchain, il quale con prestezza rimarcabile introdusse in quella parte di Praga maggior presidio; perlochè dovette affrettare la venuta di Carlo Gustavo Conte Palatino Nipote della Regina Cristina, destinato dalla medesima Generalissimo de’ proprj eserciti, e provveduto d’altri otto mila Combattenti, spediti dalla Svezia in accrescimento di forze. Gli Svezzesi incamminarono l’attacco alla porta detta de’ Cavalli, e ad un Forte verso la forca. Furono alzate batterie spaventose, le quali in pochi giorni atterrarono le mura, e le altre difese. D. Innocenzio, intendentissimo di fortificazioni, lavorò più tagliate, tra le quali una con fossa profonda sei piedi, e con avanti un robusto palizzato. Diedero gli Svedesi da quattro parti l’assalto alle due breccie, ma furono valorosamente ributtati. Quindi si rivolsero contro il Forte, di cui s’impadronirono; ma accorsi il Coloredo, e il Conti, assistiti da alcuni Religiosi armati, dopo quattr’ore di conflitto ricuperarono il Forte perduto. I difenditori sotto la direzione del Duca Conti lavorarono con benefizio di certo muro, e casamenti altra ritirata più addentro, e procurarono, che fosse ben fiancheggiato; acciocchè in congiuntura, che si perdessero le prime, potessero i difenditori ricoverarsi in questa. Un secondo assalto nemico fu reso di niun profitto dalla bravura, e dalla costanza de’ Presidiarj. Si venne al terzo, per cui effettuare, furono ordinati quattro mila Fanti, e due mila Cavalli smontati. Il Generale Urangel aveva preparate cinque mine sotto le mura, e sotto le trincee degl’Imperiali. Fatte volare l’una dietro all’altra, e con esse atterrati i ripari per lo spazio di cento, e più braccia, gli assedianti s’impadronirono delle ruine, e vi piantarono sopra sei bandiere. La fazione durò quattro ore. Ne’ giorni seguenti faticarono ad altre mine più addentro, le quali però non operarono, per essere state contraminate. Piantarono quattro grossi Cannoni, e due piccoli contra l’ultima ritirata. Eressero di più alcuni Casoni di legno in forma di Torre, e uno d’essi a tre solari, da’ quali bersagliavano i difenditori. Rimaneva loro l’ultima mina, a cui dato fuoco sulla fine d’Ottobre replicarono l’ultimo assalto con impeto,