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124 Azioni di Generali

e bravura ferocissima; ma anche da questo furono ripulsati con gravissima loro strage. E però il primo di Novembre gli Assedianti principiarono a ritirare l’artiglieria, e la notte seguente abbandonarono l’impresa, sotto cui avevano perduto tre mila uomini, e sparate diciotto mila Cannonate.

Erano arrivati in Boemia i tre mila uomini, mandati dal Piccolomini, e radunate altre truppe, il Conte Slich con essi s’avvicinava al soccorso di Praga. Questa fu la cagione dell’assedio disciolto, nel sostenere il quale con maravigliosa fermezza acquistarono gran gloria tutti gli Uffiziali, e Soldati della Guarnigione. Ma sopra ogn’altro fu celebrato il nome di D. Innocenzio, che con l’ingegno, scienza mattematica, assistenza imperturbabile, valore costantissimo, ed animosissimo conservò alla Casa d’Austria quella gran Metropoli, la perdita della quale avrebbe tirato in conseguenza le altre di tutto il reame di Boemia. Nel giorno trent’un d’Ottobre era capitato nel Campo Imperiale del Piccolomini la lieta novella della pace, ultimata in Munster li 24 del Mese. Più tardi però giunse all’altro Campo del Principe Carlo Gustavo. I tre Generali Italiani D. Ottavio, il Coloredo, e il Duca Conti ebbero il contento, e la gloria di metter fine alla guerra presente con azioni strepitose, applaudite da tutto il Mondo Cattolico.

Da questa guerra dovuta terminarsi con la mentovata pace, la Casa d’Austria rilevò gravissimi danni, cioè la perdita dell’Alsazia patrimonio suo antichissimo, e la cessione delle due Lusazie all’Elettor Sassone; con tuttociò l’Imperador Ferdinando potette rattemprare l’afflizione, originata da’ presenti discapiti col riflesso, che tanto Egli, quanto il di lui Padre l’avevano sostenuta sin all’ultimo di loro possanza tra molti rischi, di rimanere spogliati di tutto. L’avevano sostenuta con tutta l’attenzione della loro mente, con tutte le industrie del loro ingegno, con tutti i sforzi a loro possibili ad effetto, di far rifiorire la vera religione in Alemagna, col ricuperare al Clero Cattolico tante mitre, prebende Sacre, e rendite doviziosissime di Monisteri Regolari, e di Ecclesiastici, intenti alla conversione delle anime; le quali ricchezze erano state usurpate per ottanta anni da’ Luterani, e da’ Calvinisti. Che se l’effetto non era sortito, qual essi con ardente zelo lo sospiravano, la mancanza non doveva attribuirsi a loro per verun conto. Quanto alla pace Ferdinando vi prestò il consenso, rapito dalla necessità, d’impedire sconcerti pessimi in tutto il Corpo dell’Alemagna1; perché Esso Cesare procrastinava ad accordarvi la propria sottoscrizione. I Deputati degli Stati dell’Imperio al congresso di Munster, impazienti d’ogni indugio, stavano in procinto di perdere a lui il rispetto, e si dichiararono di segnare essi la pace a nome di lui, caricandosi dell’obbligo d’estorcere da lui l’approvazione

  1. Nel tomo decimo terzo del Mercurio medesimo: pag. 114, e altre.