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e di Soldati Italiani. 129

tendere i di lui voleri per la prima impresa, da eseguirsi. Fu concordato, che si facesse l’assedio di Cracovia. A diciotto di Luglio l’Asfeld accampò in quella vicinanza. Ma perchè prolungava l’attacco, mosse gran sospetti nella mente del Re, e de’ Polacchi, che tirasse in lungo l’affare fuori di proposito. Sopraggiunse opportuno a consolare Casimiro, e la Corte il Conte Raimondo Montecuccoli Generale della Cavalleria.

Il Conte Raimondo dopo la pace di Munster non erasi trattenuto ozioso; ma in compagnia del Conte Enea Caprara suo amicissimo aveva viaggiato per l’alta, e bassa Alemagna, osservando quelle Città, i costumi de’ popoli, e quanto v’era degno di sapere. Passato il Mare Baltico, si trasferì a Stocolm, Città regia, gloriosa per i Gran Generali, e per le insigni vittorie, riportate nell’Alemagna dalla Regina Cristina. Fu accolto con onore, e regalato con diamante di prezzo. Ritornato in Italia, fu presente alle Nozze del Duca suo Signore. Tra le molte feste solennissime ivi celebrate v’erano ancora le giostre. In una d’esse invitato il Montecuccoli, a maneggiar l’asta, incorse nella disgrazia di trapassare con la lancia la corazza del competitore, e piantargliela nel petto con estremo suo dolore, non avendo mai antiveduto l’esito funesto, che ne doveva sortire. Richiamato in Germania, per sottentrare all’eredità del Zio Conte Ernesto, a lui decaduta, incontrò la benevolenza del Principe di Diectrestein, che volle dargli in moglie la Figlia per nome Lodovica Principessa, di poi vissuta una lunghissima vita in istato vedovile molto piamente, e religiosamente. Tra’ generali, destinati alla guerra di Polonia fuvi compreso il Conte Raimondo. Arrivò egli al Campo Austriaco, desiderato, richiesto, ed amato dal Re, e dalla Regina di Polonia poco soddisfatti dell’Asfeld. Egli ben tosto racchiuse da vicino Cracovia, e ne promosse l’assedio. In amena, e fertilissima Campagna s’inalza quella Capitale, per la sua ampiezza divisa in più Città. L’attraversa il fiume Vistola; e quella parte che rimane di là dal fiume, si chiama Casimiro. Ella è la sede del Monarca, nobilitata da Palazzi, popolata da moltitudine di gente, protetta da Fortezza, munita su sasso eminente. Il Generale Paolo Viltz la difendeva con tre mila Svezzesi, e con due mila Transilvani. Impotente a custodire il gran giro delle mura mal fortificate, senza speranza di soccorso, pattuì la resa. Pochi giorni prima n’era uscito il Presidio de’ Transilvani a tenore d’altro trattato, conchiuso in avanti tra il Ragozzi, e i Generali Polacchi. L’Asfeld, e il Montecuccoli operarono, che non fossero svalligiati.

Liberata Cracovia, il Conte Raimondo1 con due mila Cavalli trascorse verso Turonia. Gettato un ponte di barche sulla Travenza, espugnò il Castello di Galup, distante solo quattro miglia da Turo-

  1. C. Gualdo. Vita di Leopoldo Cesare: to. 2.