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e di Soldati Italiani. 143

fronte. Convocò i Capi del Paese, esortandogli a far uscire di nuovo in campo le Soldatesche del Paese. Tutto inutilmente; poichè soli pochi convennero col Palatino. Dava molta pena al Montecuccoli la resistenza de’ Cittadini di Possonio in non volere Presidio Alemanno. Poichè i Turchi potevano impadronirsi de’ Borghi di quella Città, ivi trincerarsi, e tagliar fuori l’esercito Cesareo col ponte sul Danubio. Il Visir giudicata facile l’espugnazione di Nayasel, s’appigliò a quell’impresa: Rodolfo secondo Imperatore lo fabbricò a difesa dell’Austria, e della Moravia con sei Bastioni assai ben intesi. Ma a quel tempo le mura avevano patito assai. La fossa era riempita, e mancavano le mezze lune, e la strada coperta, che ora forma la maggiore difesa. Colpa di chi ebbe il denaro da ripararlo, e mancò in buona parte all’obbligo assunto, massimamente in tre bastioni, ridotti in cattivo stato. Il Presidio constava di tre mila Fanti, e cinquecento Cavalli. Governatore il Co: Adamo Forgatz e sotto di lui il Principe D. Giberto Pio; e il Marchese Grana Italiani. Le munizioni da bocca, e da guerra v’erano al bisogno. Il Visir attaccò i tre Baluardi mal conci. Ottanta pezzi di Cannoni, distribuiti in sei batterie scaricarono diciotto mila palle. Gli approcci erano così profondi, che vi si camminava coperto a Cavallo. Giunti i Turchi alla fossa, un Disertore insegnò loro il modo, di cavarne l’acqua. A’ diciotto di Settembre la breccia del Baluardo Federigo era tanto dilatata, e spianata, che i Turchi v’inalberarono sopra molte Bandiere. Ma ben presto furono ripulsati da’ Colonnelli Pio, e Grana. Lo stesso seguì tre giorni dopo in altro assalto più feroce. Vi rimasero però gravemente feriti, D. Giberto, e il Grana. Il Visir eresse due eminenze di terra, dalle quali batteva tutto il di dentro della Piazza. Le ruine del Bastione Federigo erano abbassate, sino a potervisi salire a cavallo comodamente. Le mogli de’ Soldati cominciarono a tumultuare. I mariti anch’essi concitarono gli altri a sedizione. Chiesero, che si parlamentasse. Il Principe Pio, quantunque infermo in letto, si levò, e preso vigore dal coraggio, si presentò a’ seditiosi. Colla facondia, colle promesse, colle minaccie tentò d’animarli a tener fermo ancora per qualche giorno. Replicarono gli Ammutinati con pertinacia, e protestarono, che quando subito non si patteggiasse, alla prima mossa de’ nemici avrebbono gettate le armi, e si sarebbero renduti.

Tenuta Consulta, il Co. Forgatz si protestò, che non per timore, nè per volontà, ma a cagione della perfidia de’ suoi farebbe alzare bandiera di resa. Allegro il Visir per l’ottima fortuna, lasciò agli assediati la libertà di chiedere, quanto volevano, e sottoscrisse tutto, nè limitò altro che il numero de’ Cannoni da cedersi. A’ 27 di Settembre ne uscirono due mila, e quattrocento Presidiari co’ consueti onori. Essendo inutile all’assedio la Cavalleria, il Visir, informato da’ prigioni della scarsezza grande delle Milizie Cristiane su i confini, di-